ManfredoniaStoria

Castriotta: “La casa del molo”

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Castriotta: “La casa del molo”

Manfredonia – INIZIAVA nei silenzi di un mare calmo delle voci che venivano spostate dal vento sugli alberi, gli odorosi pomeriggi erano già forte al rientro delle barche, il via vai tra le vie del paese su accanto alle porte delle chiese. I commoventi sguardi nei riguardi dei pescatori con i secchi sotto le braccia o con le buste in mano del pescato, era la sana Manfredonia del mio babbo.

Ma ora col passar degli anni ho visto andare scomparire questa usanza davvero unica nel suo genere di paese di mare ,oggi si vive solo di merce e arroganze, ognuno per se,mentre per chi ci sta di fronte ,rappresenta poco o niente. E’ una riflessione di rispetto e di forte attaccamento alla vita comune, che è andata smarrita ,l’ho osata definire la città senza regole. Prima davano un senso alle cose alle parole,ora non hanno più logiche, neanche più storie ma solo pegole,il disuso materiale del tempo minore,il nostro, il quale lo viviamo di fatagione ,di serpe e sputa bile, esagerate come vocabolo. Ma riusciamo a sentire il profumo della terra e del sano salutarsi di rispetto tra persone di quartiere almeno.Mentre nel ’65, la sera giù in “via Porto”, dove di fronte guardavi il vecchio cipresso,esistente ancora oggi,dove toccava con la punta un pezzo di cielo, oltre alla facciata pietrosa di un muro posto in un angolo . Radice di erbe selvatiche contro un vento nebbioso,arrivato dalle acque agitate del mare calmo e profondo ,che pieno si infrangeva con le onde contro lo scalo, su una panchina del vicinato,di quando cadeva una sottile pioggia e non si sa se veniva dall’alto, se veniva dall’aria! La strada di tale via era simile ad un pantano di inchiostro, i lampioncini riflettevano sulle piante dei fiori del giardino. Pescatori in mezzo al mare,un silenzio masticato, calmo, sospesi nel cieco spazio infinito, il suono del richiamo della vedetta attaccata a un cielo di piombo e a un mare di gesso.

A sorsi scendeva giù nei polmoni un bicchiere di umidità senza fondo! Il castello sembrava contenesse il maltempo, la casa del molo un punto di spicco! Dalle vetrate dei suoi finestroni si intravedevano, muri ombrosi di vissuto, voci lasciate negli atri, un finestrino chiuso. Un marinaio pregava a un crocifisso di bordo; pauroso e con poca croce il sentimento di altri due di cabina che tremavano. Anziane, sparse sul lungomare con la coroncina del rosario con l’immagine di Sant’Andrea in una mano di fatica e sacrificio! Il vecchio cipresso toccava con la punto un pezzo di rigo nero che sbucava nella nebbia.

A cura Claudio Castriotta

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