Manfredonia

Capuanus: il cratere lunare in memoria di Francesco Capuano di Manfredonia, un astronomo di Capitanata

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CAPUANUS: IL CRATERE LUNARE IN MEMORIA DI FRANCESCO CAPUANO DI MANFREDONIA, UN ASTRONOMO DI CAPITANATA.

La Luna è senza dubbio uno dei corpi celesti più affascinanti e facili da osservare. Ci accompagna da tempi immemorabili e ha ispirato intere generazioni, avvolgendoci con la sua aura protettrice.

Grazie alla sua danza gravitazionale attorno al nostro pianeta, ha contribuito a stabilizzare l’asse terrestre, che altrimenti verrebbe strattonato da Sole e Giove come in un gigantesco tiro alla fune. Questo ha evitato al nostro pianeta il destino di Marte, dove l’inclinazione dell’asse di rotazione cambia notevolmente, causando sconvolgimenti climatici nel corso di decine di milioni di anni.

In Capitanata, come in molte altre regioni, la Luna ha permesso ad agricoltori, allevatori e navigatori di misurare il tempo e ha illuminato il cammino dei pellegrini diretti alla sacra grotta dell’Arcangelo, proteggendoli nei luoghi bui e isolati.

La superficie lunare, in assenza di una vera e propria atmosfera (solo un sottilissimo strato di atomi), è crivellata di crateri. Ogni asteroide, meteorite o cometa che impatta sulla Luna lascia un segno indelebile, grazie alla scarsa erosione presente sul suo suolo.

Tra tutti questi crateri, ce n’è uno che ci riguarda da vicino: il cratere ‘Capuanus’.

Con un diametro di circa 59,7 km, si trova nella parte sud-occidentale della faccia visibile della Luna.

Avete notato qualcosa di familiare?

Sì, il nome Capuanus si riferisce a un Capuano, più precisamente a Francesco Capuano di Manfredonia.

Ma chi era e perché gli è stato dedicato un cratere lunare?

Iniziamo col dire che la scarsità di informazioni sulla vita di Francesco Capuano rende difficile ricostruire la sua carriera scientifica. Inoltre, in alcune opere viene spesso confuso con un omonimo di Catania, vissuto in un’epoca diversa. Questo perché Capuano di Manfredonia, una volta divenuto ecclesiastico, prese il nome di Giovanni Battista.

A fare un po’ di luce su questa figura complessa è stato lo studio bibliografico di Pietro Riccardi, intitolato “Intorno ad alcune rare edizioni delle opere astronomiche di Francesco Capuano da Manfredonia”. Questo studio fu pubblicato nel volume 14 delle “Memorie dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena” nel 1874, presentato all’Accademia nel 1871 e pubblicato separatamente nel 1873. Riccardi esaminò sistematicamente la letteratura precedente, ma non riuscì a trovare nuove informazioni significative oltre a quelle deducibili dai frontespizi e dalle dediche dei due testi stampati.

La principale fonte di Riccardi era l’opera “Generalis totius sacri ordinis Clericorum Canonicorum historia tripartita” di Gabriele Pennotto (Roma, 1624), che forniva, tra l’altro, una data arbitraria della morte di Capuano.

Ma quali sono gli elementi raccolti da Riccardi?

Si ritiene che Francesco Capuano sia nato a Manfredonia, probabilmente nella prima metà del XV secolo, e sia morto a Napoli intorno al 1490, durante il regno di Ferdinando d’Aragona, secondo quanto riportato da Pennotto. Intorno al 1475, Capuano praticava astronomia e filosofia presso l’Università di Padova, dove probabilmente ricopriva anche il ruolo di docente.

Successivamente, si unì all’ordine dei Canonici Regolari Lateranensi e, una volta divenuto ecclesiastico, adottò il nome di Giovanni Battista. È noto soprattutto per le sue illustrazioni e commenti sui trattati “Sphaera mundi” di Sacrobosco e “Theoricae Novae Planetarum” di Georg von Peuerbach.

Un’interessante pubblicazione di Elio Nenci, intitolata “Francesco Capuano di Manfredonia”, si concentra specificamente sul commentario di Capuano all’opera di Sacrobosco, che adottava la visione tolemaica del cosmo.

Capuano affronta un tema affascinante: il ruolo dell’astronomia nel contesto generale della conoscenza. L’autore confronta le due diverse redazioni del commento, evidenziando una notevole trasformazione dello studioso dovuta alla sua scelta di entrare in un ordine religioso.

Essendo il primo a insegnare scienze tra i Canonici Lateranensi, Capuano doveva spiegare la conoscenza astronomica in modo molto preciso. Per questo, utilizzava spesso gli “Analitici Posteriori” di Aristotele, un testo ritenuto all’epoca fondamentale per lo studio del ragionamento nelle scienze matematiche. Allo stesso tempo, lo studioso era consapevole che la Chiesa non avrebbe accettato idee che promuovessero il determinismo astrologico.

Nella prima versione del prologo, Capuano illustra brevemente la dignità e l’utilità dell’astronomia, facendo riferimento a testi standard come il “De anima” di Aristotele, stabilendo una gerarchia delle discipline che poneva l’astronomia sopra le scienze naturali e la matematica, ma sotto la teologia.

Nella seconda versione del prologo, scritta anni dopo sotto il nome di Giovanni Battista, gli argomenti della prima redazione servono solo come introduzione a discussioni più ampie sviluppate secondo il modello della ‘quaestio’ medievale. L’autore si interroga se l’astronomia sia una scienza, come dovrebbe essere classificata rispetto alle altre scienze e se sia una scienza matematica.

Capuano presenta quattro argomenti che mettono in discussione lo status dell’astronomia come scienza. Questi argomenti si basano principalmente sul fatto che l’analisi di vari fenomeni, come il movimento di precessione, richiede decenni per essere verificata. Inoltre, l’uso degli organi di senso è molto limitato, essendo ristretto alla sola vista. Questo è significativo poiché Capuano riteneva che “i cieli sono conosciuti solo attraverso l’immaginazione”. Un altro punto di discussione era la pretesa di scientificità dell’astrologia giudiziaria, che all’epoca era considerata una parte essenziale dell’astronomia.

Terminiamo con una curiosità scientifica.

Qualche anno fa, il cratere Capuanus è stato oggetto di uno studio internazionale intitolato “EFFUSIVE LUNAR DOMES IN CAPUANUS CRATER: MORPHOMETRY AND MODE OF EMPLACEMENT”. Gli scienziati hanno evidenziato che le proprietà morfometriche dei domi (strutture geologiche a forma di cupola) presenti nel cratere, sono comparabili a quelle dei piccoli e bassi domi all’interno del ‘Mare Tranquillitatis’. Analizzando le composizioni basaltiche, i tre domi in questione mostrano caratteristiche differenti. Due di essi, mostrano un basso contenuto di titanio mentre uno presenta un contenuto in titanio più alto, a discapito dell’alluminio. Queste caratteristiche indicano una storia vulcanica di notevole complessità che è ancora oggetto d’indagine.

La prossima volta che osserverete la Luna piena, magari con un telescopio o un buon obiettivo fotografico, cercate il cratere Capuanus. In quel piccolo angolo lunare, è custodita la memoria di un figlio di Capitanata, che aveva sempre lo sguardo rivolto al cielo, riuscendo in qualche modo, a oltrepassare i confini della Terra, per continuare a ispirare altre generazioni… a fare altrettanto.

Fonti:

– “Francesco Capuano di Manfredonia”, E. Nenci (De Sphera of Johannes de Sacrobosco in the Early Modern Period – SpringerOpen).

– “EFFUSIVE LUNAR DOMES IN CAPUANUS CRATER: MORPHOMETRY AND MODE OF EMPLACEMENT”, R. Lena, R. Evans, S. Lammel, J. Phillips e C. Wöhler (Lunar and Planetary Science Conference 2011).

– Enciclopedia Treccani.

– Wikipedia

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