Breve storia di Piazza del Popolo

Breve storia di Piazza del Popolo
di Giovanni Ognissanti
La Piazza del Popolo, nel tempo, ha cambiato più volte nome e fisionomia. E’ il cuore pulsante di Manfredonia, la quale nei primi documenti Angioini è chiamata “Platea della Maddalena” o “Platea magna selicata”, cioè con basolato, selciata, oppure “Platea di San Domenico”. Poi, con il tempo, è stata chiamata semplicemente la “piazza”.
Per secoli, la sua estensione è stata superiore a quella attuale. A tale proposito, nella pianta del Pacicchelli si nota che la sua dimensione è pari a quella di Piazza Duomo. Alla fine del ‘700 è stata ridotta alle dimensioni attuali.
Nel periodo fascista è stata chiamata “Piazza della Rivoluzione”, per arrivare, poi, a “Piazza Municipio” e alla definitiva, “finora”, Piazza del Popolo.
Sempre nel passato, essa ha costituito la “Piazza delle Erbe”, dove si organizzava giornalmente la vendita al minuto delle derrate alimentari. La vendita, poi, nell’ ’800, è passata nell’attigua Piazzetta del Mercato.
È da notare che l’attuale isolato che comprende Via Campanile, Via Maddalena, Corso Manfredi, non c’era, per cui sulla stessa piazza si affacciava il Palazzo del Governatore, il cui ingresso attuale è in Via Maddalena. Ed in merito va citato l’episodio dell’uccisione di un Governatore sipontino proprio nella Piazza della Maddalena, a causa di un duello tra due nobili locali, ai tempi dell’Arcivescovo Orsini.
Le costruzioni sul lato orientale della Chiesa di San Domenico (fino alla Chiesa Stella) non esistevano, vi erano le mura, sulle quali si è successivamente edificato.
Corso Manfredi (Strada della Piazza o Ruga Selicata), solo alla fine del 1800 ha preso questo nome, essa era definita come la “strada della piazza”.
Dalle analisi di alcune foto d’epoca possiamo desumere che la Cassa Armonica, è stata costruita verso la fine degli anni ’20 del XX secolo. Su di essa si sono alternati a dirigere la banda musicale sipontina, prestigiosi maestri.
Ora, che la Cassa Armonica fosse fatiscente è pur vero, ma che si potesse restaurarla era pure doveroso.
Nella aneddotica sipontina, la Piazza si è prestata a molteplici emotivazioni.
In questa piazza, dopo la restaurazione borbonica, fu celebrato il processo al “tamburo”, reo di aver suonato a raccolta dei liberali, nel 1821.

Era la Piazza della “Poppata“, cioè del non pagamento dei debiti, effettuata dalla moglie o da una congiunta del soccombente, seguita alla gogna pubblica per il malcapitato, di fronte alle cosiddette “Scale di Teresina” (da cui la metafora inerente).
Era la piazza dove si affacciava il Circolo dei Galantuomini, per cui spesso si avevano spettacoli estemporanei di dileggio nei loro confronti.
Tra l’aneddotica più salace vi è quella dei figli “non riconosciuti” di un canonico sipontino.
Sempre su quella Cassa Armonica, in tempi molto lontani, quando il Carnevale era una… “cosa seria”, si cantavano e si… recitavano i “Calannarije” (sorta di motteggio) verso la classe dirigente politico-economica locale e, tra questi, ancora famosi sono i versi di Carlo Valente, “Signuri mii” del 1913.
Insomma, Piazza del Popolo è da sempre il cuore pulsante di Manfredonia.
Prof. Giovanni Ognissanti – Archivio Storico Sipontino