Bim Bum Bam Manga, il contenitore animato mai andato in onda
Il progetto “Bim Bum Bam Manga”, ideato da Mediaset come erede del celebre contenitore, fu menzionato per la prima volta da Nicola Carrassi.

Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, quando Mediaset cercava di ridefinire la propria offerta per ragazzi, nacque un’idea tanto ambiziosa quanto fugace: “Bim Bum Bam Manga”, un nuovo contenitore pomeridiano pensato per raccogliere l’eredità del leggendario Bim Bum Bam e aggiornarla ai gusti del pubblico cresciuto con Dragon Ball, Sailor Moon e la cultura nipponica in rapida ascesa. A rivelarne per la prima volta l’esistenza fu Nicola Bartolini Carrassi, giornalista, imprenditore e, un tempo, autore e curatore del settore ragazzi Mediaset. Carrassi parlò del progetto mai concretizzato nel corso di un’intervista su Twitch con Alessandro Apreda, noto al pubblico come DocManhattan. In quell’occasione, Carrassi raccontò come il progetto fosse nato come “passaggio di testimone” fra la tv per ragazzi degli anni ’80 e il nuovo universo anime che si stava affermando.
Un nuovo pomeriggio tra anime e pupazzi
Il format, ricostruito grazie al blog specializzato Mikimoz, prevedeva due giovani protagonisti: Mattia Sbragia e Silvia Giordano, fratello e sorella in scena in un piccolo appartamento color pastello. Con loro, un cast di comprimari d’eccezione: il gatto persiano Samurai, il pupazzo storico Uan e l’immancabile Ambrogio, icona del vecchio Bim Bum Bam. I due giovani avrebbero introdotto gli episodi, commentato le serie e interagito con gli spettatori, creando un clima vivace e ironico. La grande novità consisteva nella scelta di trasmettere anime con le sigle di apertura e chiusura originali giapponesi, senza adattamenti italiani. Una rivoluzione, se si considera che fino ad allora le reti commerciali preferivano localizzare completamente le sigle dei cartoni animati, e non solo. Il titolo stesso, Bim Bum Bam Manga, sottolineava la volontà di fondere la tradizione italiana del contenitore con la modernità dell’estetica anime. Tra le serie previste figuravano Clamp Detectives, Nurse Angel Ririka Sos, Hana Yori Dango, A Baby and I e Eto Rangers. Tutte opere di qualità, spesso rimaste inedite sui canali in chiaro italiani, che avrebbero dovuto rappresentare la nuova frontiera dell’intrattenimento pomeridiano. Molte di esse, infatti, sarebbero comparse solo in seguito su canali tematici come Italia Teen Television (IT!) e, più tardi, su Hiro, la rete digitale dedicata interamente agli anime lanciata nel 2008. Il progetto, coordinato da Carrassi, coinvolse anche il regista Giuliano Forni, la produttrice Marilena Raimondo e un gruppo di giovani tecnici interni a Mediaset. Furono girati alcuni segmenti pilota, mai trasmessi, ma una sigla promozionale interna — riemersa anni dopo su YouTube — dimostra che “Bim Bum Bam Manga” arrivò a uno stadio produttivo piuttosto avanzato. Come ricorda Mikimoz, il destino del programma cambiò all’improvviso: «Le energie previste per Bim Bum Bam Manga vennero poi convogliate nel più ambizioso canale Italia Teen Television (IT!)». L’idea di un singolo contenitore fu così abbandonata a favore di una rete interamente dedicata al pubblico teen, segno dei tempi e delle nuove strategie Mediaset.
I destini dei protagonisti
Dopo lo stop del progetto, Silvia Giordano proseguì la propria carriera nel mondo dello spettacolo: lavorò come attrice teatrale e televisiva, e si parlò anche di una sua partecipazione a “Un posto al sole”, la storica soap di Rai 3. Di Mattia Sbragia, invece, non si seppe più nulla: il suo nome scomparve dai titoli televisivi e dai progetti futuri, alimentando quel velo di mistero che da sempre accompagna il mito di Bim Bum Bam Manga. Entrambi, comunque, restano legati a quella stagione creativa in cui Mediaset tentò — forse per l’ultima volta — di immaginare un pomeriggio televisivo dove l’intrattenimento dei ragazzi si fondesse con la scoperta culturale, il fumetto e l’animazione d’autore.
L’eredità di un sogno mai realizzato
“Bim Bum Bam Manga” fu un progetto in anticipo sui tempi, forse troppo audace per una televisione che all’inizio dei Duemila stava abbandonando la produzione interna in favore dei canali tematici. Un simile contenitore basato sulla messa in onda di anime con opening ed ending non riadattate, così come la cornice formata da fratello, sorella, nonno e pupazzi che commentavano le varie serie, era un qualcosa che anticipò progetti come il Mangaus visto poi in onda su IT!. Al contempo, un simile show aveva molto in comune con Be TV su RTL 2 Channel. Insomma, Bim Bum Bam Manga era un’idea, un archetipo che anticipava di anni ciò che sarebbe poi diventato la normalità con l’arrivo dello streaming. Oggi, guardando indietro, questo progetto fantasma rappresenta un simbolo di passaggio: la fine dell’epoca dei pupazzi in studio e l’alba della tv digitale per ragazzi. Un esperimento mai compiuto, ma capace ancora di evocare curiosità e nostalgia. Perché Bim Bum Bam Manga, anche se mai andato in onda, resta un tassello prezioso della storia Mediaset: il sogno — elegante, pop e colorato — di riportare la magia di un’epoca in un mondo che stava cambiando troppo in fretta.

