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Basta con genitore1/genitore2, il governo sceglie padre e madre sulla carta d’identità

Il governo Meloni ha deciso che sulle carte d’identità ritornerà la dicitura padre/madre. A confermalo è Repubblica che ha sentito anche la ministra per la famiglia e le pari opportunità Eugenia Roccella. Dopo la sentenza del tribunale di Roma che un mese fa aveva ripristinato la dicitura genitore 1/genitore 2, il governo ha fatto un passo indietro arrivando al decreto Salvini del 2019. 

Per la ministra Roccella è un risultato. “Si è fatto tanto umore per quella decisione, ma si tratta di una sentenza individuale; dunque, vale per la singola coppia che ha fatto ricorso. Per tutte le altre no. Sulla carta d’identità, dunque, rimarrà scritto madre e padre”.

Salvini ha preso la palla al balzo e ha commentato la notizia così: “Mamma e papà, le parole più belle e dolci del mondo, non si toccano”. Le associazioni LGBT +, invece, hanno commentato in modo molto critico questa presa di posizione. “Mentre festeggia il suo Natale il governo mette alla gogna i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno. E meno male che era il ministro della natalità. Nonostante la recente sentenza del tribunale di Roma, il governo decide di mantenere la dicitura madre e padre nelle carte d’identità, anziché genitore”, la posizione di Rosario Coco (GayNet). 

La ministra Roccella, proprio a Repubblica, ha detto che le famiglie omogenitoriali potranno sempre fare ricorso, ma questa opzione non è sempre semplice e scontata. Ogni giudice, infatti, può decidere a favore o contro del ricorso. Le pratiche costano molto: dai 6 ai 12 mila euro. 

“La strategia di Roccella è intelligente, perché in questo modo tre quarti delle coppie omogenitoriali lasceranno perdere”, dichiara Alexander Schuster, avvocato delle famiglie LGBT+. 

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