Basilica San Francesco d’Assisi e Santuario San Francesco Antonio Fasani: Lucera nel segno della storia e della Fede

BASILICA SAN FRANCESCO D’ASSISI E SANTUARIO SAN FRANCESCO ANTONIO FASANI: LUCERA NEL SEGNO DELLA STORIA E DELLA FEDE.
Siamo nel cuore antico di Lucera, là dove ogni pietra sembra custodire frammenti di storie lontane e i vicoli trattengono l’eco dei secoli.
Qui, si trova la Basilica-Santuario di San Francesco Antonio Fasani, un tempo intitolata a San Francesco d’Assisi, fino al 2001. Non si tratta solo di un monumento, ma di un’importante frammento dell’identità della città, memoria concreta di un uomo che ha lasciato un segno profondo nella vita spirituale e sociale della sua gente.
La struttura si presenta oggi elegante nella sua essenzialità, pienamente fedele a quel gotico severo che tanto caratterizzava gli ordini mendicanti.
Qui, ogni dettaglio sembra rimandare a quella sobrietà francescana che preferiva la sostanza all’apparenza, la forza del silenzio al clamore delle decorazioni.
Non abbiamo informazioni precise sulla sua costruzione. Le analogie con la vicina Cattedrale suggeriscono che la chiesa potrebbe risalire probabilmente ai primi decenni del XIV secolo, in seguito alla riconquista di Lucera da parte di Carlo II d’Angiò, che dopo aver sconfitto i saraceni volle ripristinare la fede cristiana in città.
La facciata, si mostra sobria e maestosa, con il grande rosone a raggiera, restaurato oltre 80 anni fa, che cattura lo sguardo senza ostentazione, mentre il portale, semplice ma accogliente, invita ad attraversarlo senza barriere.
Varcata la soglia, si entra in una navata unica, ampia, secondo quella concezione tanto cara ai francescani, che vedeva nella mancanza di divisioni un modo per avvicinare il celebrante ai fedeli.
La luce, filtrando dalle quattro monofore ogivali, avvolge lo spazio con un chiarore morbido, quasi a suggerire raccoglimento e meditazione. Il soffitto a capriate lignee è un altro degli elementi in comune con la Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Lungo le pareti laterali si possono notare cinque altari settecenteschi in pietra arenaria, ciascuno ospitante statue lignee di santi particolarmente venerati.
Sul lato sinistro, si incontrano gli altari di San Francesco d’Assisi (1713), del Gesù Crocifisso (1600) e di Sant’Antonio di Padova (1943); mentre sul lato destro, quelli dedicati all’Ecce Homo (1600) e all’Immacolata Concezione (1718).
In mezzo, un pulpito che altro non è che un antico sarcofago del 1555, appartenuto a un nobile cavaliere.
Sempre sulla sinistra, quasi in disparte, una teca in vetro custodisce alcuni oggetti che parlano della vita dell’allora Padre Maestro Fasani: abiti semplici, consumati, e un cilicio, segni tangibili di un’esistenza segnata dalla povertà scelta e dalla penitenza.
La navata prosegue e si apre infine sull’abside, introdotta da un grande arco gotico.
Qui tre finestre strette lasciano filtrare una luce rarefatta che accarezza affreschi antichi: i più vecchi risalgono al XIV secolo, mentre altri si devono a periodi successivi.
Al centro, sotto l’altare del 1942, riposa una statua di cera che custodisce le reliquie di San Francesco Antonio Fasani.
Ma chi era davvero quest’uomo?
Francesco Antonio Fasani nacque il 6 agosto 1681 in una modesta casa di Via Torretta, stretta tra i palazzi dei nobili.
Il padre, Giuseppe, lavorava come contadino e potatore di vigne; la madre, Isabella Della Monica, gli trasmise fin da piccolo una fede semplice e profonda.
Ancora ragazzo, sentì il bisogno di dedicarsi completamente a Dio.
Così, il 22 agosto 1695, Francesco Antonio, ancora ragazzo, si mise in cammino insieme a padre Clemente verso Monte Sant’Angelo. Una strada antica, quella che conduceva al convento di San Francesco, nel quartiere Junno, dove allora si trovava il Noviziato.
Lì, dopo un anno di prova e di preghiera, emise la sua professione solenne nel 1696. Poi, senza perdere tempo, proseguì gli studi ad Assisi, cuore spirituale del francescanesimo, dove venne ordinato sacerdote l’11 settembre 1705.
Nel 1707 tornò più o meno stabilmente nella sua Lucera, dedicandosi con passione al ministero pastorale, alla formazione dei giovani frati e, soprattutto, all’assistenza di chi viveva ai margini.
A Lucera tutti lo conoscevano come il “Padre Maestro”. Un appellativo che, ancora oggi, racconta molto più di mille parole: rispetto, affetto, fiducia.
Di miracoli attribuiti a Padre Maestro se ne ricordano diversi, tramandati dalla voce della gente come segni tangibili della sua santità.
Due, in particolare, sono rimasti vivi nella memoria di Lucera. Il primo riguarda la guarigione inspiegabile di un bambino paralizzato; il secondo, forse ancora più caro ai racconti popolari, è il cosiddetto “miracolo della pioggia”.
Durante una siccità che sembrava non avere fine, Fasani, dopo aver ottenuto una generosa offerta per i poveri dai proprietari terrieri, pregò per tutta una notte. E all’alba, come a compimento di quelle preghiere ostinate, le prime gocce cominciarono a cadere sulla terra riarsa.
Nel 1731, un altro episodio segnò profondamente la città.
Un terremoto violento scosse Lucera, e parte della facciata della chiesa crollò sotto la furia delle scosse. Quando si scavarono tra le macerie, si ritrovò intatta la statua dell’Ecce Homo, come preservata da mani invisibili. Fasani volle che quel miracolo non si perdesse nella memoria labile degli uomini: fece apporre una lapide, perché anche i posteri sapessero.
Non si limitò però a commemorare: si spese anima e corpo nella ricostruzione della Basilica. Con il sostegno del popolo e dei notabili della città riuscì a raccogliere una somma enorme per quei tempi, circa 4000 ducati. Fu un impegno che richiese anni di sacrifici, ma che culminò nella riconsacrazione della chiesa, avvenuta il 26 aprile 1739.
Si spense il 29 novembre 1742.
Fu beatificato nel 1951 da Papa Pio XII e canonizzato il 13 aprile 1986 da Papa Giovanni Paolo II. Due i miracoli che furono oggetto dei Processi apostolici promossi dalla Congregazione dei Riti: quello su Francesco Tozzi, affetto da setticemia chirurgica (miracolo avvenuto nel 1944), e Valentino Boccuzzi, con diagnosi di fistola stercoracea ed ossea (miracolo avvenuto nel 1945).
Oggi, entrare nella Basilica di San Francesco Antonio Fasani non significa semplicemente varcare una porta antica. È qualcosa di diverso, quasi di intimo: come incontrare ancora, in quel silenzio carico di storia, l’eco della sua voce, della sua carità, della sua fede incrollabile.
Una presenza discreta, ma ancora viva, che continua a camminare accanto a Lucera.
Ringraziamo vivamente Padre Andrej Ficau, Rettore della Basilica San Francesco D’assisi – Santuario San Francesco Antonio Fasani di Lucera, per la preziosa collaborazione.
Fotografie: G. Grana.
Fonti:
– “Un Maestro e un Amico”, G. G. Iasi (ELLEDICI).
– “San Francesco Antonio Fasani. Testimonianze di oggi”, T. Tolve.
– “La Chiesa di San Francesco d’Assisi a Lucera”, N. Tomaiuoli (GRENZI EDITORE)
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