Politica Italia

Risultato Rousseau, via libera Cinque Stelle a terzo mandato e sì ad alleanze con Pd e partiti «tradizionali»

Sulla piattaforma M5S via libera ai due quesiti. La base dà il via libera alla ricandidatura di Raggi e sdogana gli accordi con i dem. Zingaretti: «Fatto positivo»

Sì al terzo mandato per gli eletti M5S. E via libera all’alleanza con il Pd e i partiti «tradizionali» alle prossime elezioni amministrative. È il risultato della votazione degli iscritti alla piattaforma Rousseau. «Hanno partecipato alle due votazioni un totale di 48.975 aventi diritto — fa sapere il Movimento — che hanno espresso complessivamente 97.685 preferenze». «È un fatto positivo — commenta Nicola Zingaretti, segretario del Pd —. Siamo un’alleanza tra forze diverse, che rimangono diverse. Ma per governare bisogna essere alleati, non si può essere avversari». Per il via libera al terzo mandato, che spalanca le porte alla ricandidatura di Virginia Raggi a sindaco di Roma, è stato un plebiscito. «Sei d’accordo a impegnare il Capo politico ed il Comitato di Garanzia a modificare il cosiddetto mandato zero, escludendo dal conteggio del limite dei 2 mandati elettivi, un mandato da consigliere comunale, municipale e/o Presidente di Municipio?». Hanno risposto «sì» l’80,1% e «no» il 19,9%.Più contenuto il consenso per il quesito 2: «Sei d’accordo con la proposta del Capo Politico di valutare, sentito il Comitato di Garanzia, la possibilità di alleanze per le elezioni amministrative, oltre che con liste civiche, anche con i partiti tradizionali?». Ha risposto «sì» il 59,9% e «no» il 40,1 %.L’esito di questa votazione segna una rivoluzione storica nelle regole interne al Movimento, che nella battaglia contro la «casta» dei politici aveva posto un limite molto netto per limitare l’impegno temporale in politica. «Non più di due mandati elettivi», in sintesi. Un paletto sul quale il fondatore Beppe Grillo si era espresso a più riprese: «Regola inamovibile». Poi, davanti alle esigenze di rimanere al governo con gli uomini e le donne più fidate, la retromarcia.Anche l’ex capo politico Luigi Di Maio, oggi ministro degli Esteri, era sempre stato irremovibile. Fino a quando ha tirato fuori dal cilindro l’idea del «mandato zero»: la prima elezione, insomma, non veniva conteggiata. Se non fosse stata votata questa radicale riforma su Rousseau, sarebbero stati molti i big M5S a non potere ricandidarsi: qui tutto l’elenco. L’unico a salvarsi sarebbe stato Alessandro Di Battista, che, forse strategicamente, aveva rifiutato la seconda candidatura alla Camera. Davanti alle prese di posizione pro terzo mandato era sceso in campo anche Davide Casaleggio, presidente della stessa associazione Rousseau e figlio del fondatore (assieme a Beppe Grillo) Gianroberto, per dire «no» a questa svolta. Ma l’esito contrario di questa storica votazione lo indebolisce nella gestione della «macchina digitale» che di fatto gestisce i Cinque stelle.A favore del terzo mandato anche Roberto Fico, presidente della Camera e leader dell’ala ortodossa del Movimento: «Sono convinto che i nostri consiglieri comunali siano la spina dorsale del Movimento» così come «i nostri sindaci si sono trovati ad affrontare sfide non indifferenti in contesti difficili. Credo che debbano avere la possibilità di ricandidarsi al termine di un mandato per concludere l’esperienza amministrativa e i progetti avviati».

https://www.corriere.it/politica/20_agosto_14/m5s-via-libera-rousseau-terzo-mandato-si-ad-alleanza-partiti-tradizionali-0c32e50c-de19-11ea-9116-3222a39f46e4.shtml

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