Cronaca Italia

Il suicidio di Alice a 17 anni dopo il ricatto di un video intimo. La procura: “Ci sono altri video”

Video intimi utilizzati per ricattare le ragazze. Nell’indagine sul suicidio di Alice Schembri, la ragazza siciliana che era stata prima violentata da quattro ragazzi (che avevano girato un video sullo stupro) e poi si è suicidata due anni dopo, compaiono nuovi video intimi. Altre ragazze, coetanee e vicine alla vittima, infatti sono state riprese e poi ricattate da uno dei quattro indagati della procura di Palermo per la morte di Alice. 

La storia di Alice ha colpito tutti. Dopo due anni dallo stupro, che era stato denunciato ma poi archiviato perché il filmato non si trovava, alice si era buttata giù dal punto più alto della città di Agrigento il 18 maggio del 2017. “Stavolta non posso lottare perché non potrò mai averla vinta, come non posso continuare a vivere così, anzi a fingere così”, scriveva la ragazza prima di morire. 

Oggi, a distanza di quasi sei anni dalla sua morte, la procura ha indagato quattro persone (due ragazzi maggiorenni e due minorenni all’epoca del reato). Uno dei quattro era proprio il fidanzato di Alice che oggi è accusato anche di aver ricattato altre ragazze. Le accuse della procura dei minori di Palermo sono dure: oltre alla violenza sessuale e alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico, il ragazzo è accusato anche di violenza privata ed estorsione. Il ragazzo – secondo gli inquirenti – avrebbe usato dei video anche per ricattare altre ragazze dopo la morte di Alice. Il ricatto era semplice: i video servivano per convincere la ragazza dell’epoca a non lasciarlo.  

La difesa dei ragazzi continua a ribadire che quell’incontro con Alice fosse consenziente. Il video, però, smentisce questa ipotesi. In quel maledetto video incriminato le frasi di Alice sono inequivocabili: “Non voglio, non posso, no ti prego, mi sento male”.

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