Attualità Capitanata

9 settembre 1943: nella follia della guerra muore ammazzato il piccolo Pasquale Grieco

Quel venerdì 9 settembre 1943 la controra era da poco terminata e seppur con difficoltà, si cercava di condurre in città una vita apparentemente ordinaria. L’annuncio dell’armistizio del giorno precedente da parte di Badoglio aveva dato l’illusione che la guerra fosse finita, invece non era cambiato nulla, pur essendo cambiato tutto.

I soldati di Hitler, che a Manfredonia avevano il loro quartier generale presso Palazzo Scarnecchia (in via San Lorenzo n. 39) da amici erano improvvisamente diventati nemici, ma prima di lasciare la città nelle mani degli angloamericani che rapidamente stavano avanzando, decisero di vendere cara la pelle pianificando azioni di disturbo. Alcuni militari tedeschi quel pomeriggio sequestrarono una corriera provocando la reazione furibonda di un manipolo di sipontini stanchi e stremati dai duri anni di guerra trascorsi tra morti, privazioni e sofferenze.

Nel frattempo, le nubi di un temporale di fine estate avevano cominciato a dissiparsi lasciando spazio ad un sole ancora abbastanza caldo e i bambini di Manfredonia si riversarono per le strade a caccia di un po’ di normalità. Negli anni della guerra uno dei giochi preferiti da fare dopo la pioggia era skattjille (schiocco). Era un gioco infantile poverissimo che si svolgeva a coppie: si raccoglieva del fango e si facevano due parti rigorosamente uguali per i due contendenti. Con esso ognuno dei due plasmava una piccola tazza e alternativamente la si sbatteva sul marciapiede con i bordi in giù: l’aria inglobata, per l’urto, faceva “sculacchiare” il fondo con un piccolo botto “pah!”(’u skattjille). L’avversario allora doveva togliere un pezzo del suo impasto, fare una pezza, e chiudere la lacerazione provocata dallo schiatto. Si rimpastava tutto e si ricominciava. Vinceva chi faceva i buchi più grossi al proprio manufatto in modo da costringere il contendente a ridurre sempre più il suo malloppo di fango.

Tra i bimbi quel pomeriggio in strada, c’era anche il piccolo Pasquale Grieco, di appena 4 anni. Pasquale era in via Ospedale Orsini insieme ai compagni più grandi che facevano ‘schiattare’ rumorosamente quella specie di bicchierini di fango che dopo il tonfo venivano manipolati con le piccole manine, quasi come facevano le loro mamme quando preparavano le polpette.

Intanto, i tedeschi a bordo del mezzo sottratto ai sipontini stavano percorrendo il centro cittadino, quando iniziarono a sparare all’impazzata dei colpi in aria con le loro mitragliatrici per far desistere gli inseguitori dalla sassaiola che con veemenza avevano cominciato. Svoltando da via Tribuna su via Ospedale Orsini, fu un attimo. I bambini in strada distratti dai botti d’u skattjille non si accorsero degli spari e le risa e gli schiamazzi di gioia dei vincitori, si trasformarono in grida di terrore mentre rivoli di rosso sangue cominciarono improvvisamente a scorrere ai loro piedi.

Il piccolo Pasquale con le manine ancora sporche di fango era riverso a terra: un proiettile lo aveva colpito mortalmente. Mentre i bambini intorno guardavano la scena attoniti, da lontano una donna iniziò a correre urlando con le mani tra i capelli.

Avendo assistito alla tragedia appena consumatasi, il marinaio in servizio Nicola Latorre si armò di coraggio e vendicò l’accaduto sparando contro il mezzo e provocando la morte di un soldato tedesco.

Alla vista del commilitone ucciso, la furia tedesca esplose cieca e rabbiosa. Venti cittadini di Manfredonia vennero catturati a caso per essere fucilati. Ma mentre la rappresaglia si stava per consumare, tra la folla che nel frattempo si era accalcata per implorare pietà e chiedere la liberazione dei prigionieri, avvertito di quanto stava accadendo, giunse trafelato l’arcivescovo Andrea Cesarano, il quale senza pensarci due volte si piazzò dinanzi le mitragliatrici e col suo corpo fece scudo ai venti sipontini.

Non chiese benevolenza, ma propose un baratto: “uccidete me e salvate loro”. I soldati del Führer, solitamente sempre alteri ed inamovibili nelle loro divise, ebbero finalmente un sussulto, si guardarono esterrefatti e abbassarono le armi. Senza profferire parola salirono nuovamente a bordo del mezzo e presero la strada in direzione Vieste.

I venti manfredoniani erano salvi, mentre una mamma ripiegata sul proprio dolore accarezzava per l’ultima volta il suo figliolo prima di salutarlo per sempre.

Per il suo eroico gesto Mons. Andrea Ceserano, Vescovo di Manfredonia, venne insignito della Medaglia d’Argento al Valor Civile. I resti del piccolo Pasquale Grieco, vittima della cieca follia della guerra in quel 9 settembre del 1943, riposano nel cimitero di Manfredonia.

Maria Teresa Valente

NB: Ringrazio Silvio Simone Pellico per avermi aiutata a ricostruire con i ricordi di famiglia quanto accaduto a quello zio che il destino non ha mai permesso di conoscere; e ringrazio Antonio Racioppa per avermi spiegato il gioco skattjille, che con la sua dirompente semplicità ci catapulta nella miseria vissuta durante la guerra a Manfredonia.

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Redazione

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