Attualità Capitanata

1946: storia di una rapina finita male

Manfredonia – LA sera era calata in una spiovente forma a taglio, incentrata nella misteriosa immensa marea che aveva rotto il controllo dell’atmosfera delineata da una fessura di luna per traverso, dal raggio inquietante e tormentoso che illuminava di blu scuro la città..ma in modo più accentuato su via Maddalena dove per appunto incominciava un fatto di cronaca 1946.

Le lancette dell’orologio del campanile avevano appena suonato al tocco delle ore ventuno, quando tre ragazzi di vicolo Teatro Vecchio discutevano di come l’indomani di primo mattino dovevano recarsi all’Aeroporto di Amendola con delle bici. Avevano organizzato l’affare più grande di contrabbando il quale doveva fruttargli molti soldi, per loro rubare le spole delle bombe era un modo di fare quotidiano. Di questi ragazzi due erano fratelli dei quali uno aveva quattordici anni l’altro diciotto,mentre il loro amico sedici.

Fatto l’accordo i tre si salutarono con la decisione di recarsi al campo,mai due furbi fratelli risero alle spalle del compagno avendolo preso in giro con queste parole:-Povero fesso ha creduto alle nostre promesse. In realtà loro avevano deciso di partire alle quattro del mattino, per fregare l’amico che dovevano andare a chiamare alle sei e trenta. Scoccata l’alba all’ora stabilita i due partirono con le bici alla volta del campo militare..era il periodo post-bellico appena passato da un anno e i due ragazzi esperti a manipolare questo materiale con cautela si sentivano sicuri.

Ma la sorte è una brutta bestia da pelare così si avviarono di gran lena come due veri ciclisti vista anche la giovane età ..finche giunsero al campo alle sei e quindici,fermarono le biciclette tra i rami folti del campo dove strisciando passarono sotto un filo spinato, arrivando proprio all’apertura dei depositi delle mine messe tutte in custodia ..i due furbi iniziarono subito a lavorare con calma e con passione mentre l’amico appena uscito di casa andò a suonare alla porta di casa dei due ..ma suo malgrado ebbe una brutta delusione sapendo dalla mamma di questi che erano andati via alle quattro per lavoro, il ragazzo dalla rabbia si mise a pedalare con tutta fretta per la fregatura che aveva ricevuto..pedalava come un matto, era magro e agile da volare giù alla discesa di Santa Lucia quando una pattuglia dei carabinieri lo fermò ,e gli chiesero di posare la bici e poi:- Dove vai ragazzo di qua non si può passare qui è tutto bloccato è patrimonio dello stato sotto protezione militare non può passare nessuno..ma lui pensava che i due amici l’avevano fatta franca per via dell’ora quindi avevano studiato il piano per bene.

Allora i carabinieri iniziarono a interrogare il compagno tradito ai margini della strada, al ragazzo:-Dove volevi andare? E così dopo domande continue parlò e disse la verità: che due amici suoi stavano rubando spole al Campo di Amendola..i carabinieri furono terrorizzati da quella confessione..uno esclamò:– No! Dio speriamo che non succede niente quei residui sono pericolosi. Lasciarono il ragazzo e corsero alla volta di salvare gli altri due ragazzi: ma ahimè sorpreso l’amico restò a bocca aperta, non fecero in tempo a partire che da lontano vide una grande e tremenda esplosione di fiamme altissime e luccicanti e rumorose che arrivavano fino a Manfredonia..lui a quel punto si mise le mani nei capelli e pensò che era successo una tragedia.

In effetti i due ragazzi saltarono in aria a pezzi, in una morte orrenda e della malasorte, mentre per lui il destino era stato un miracolo quello di non essere stato svegliato,per l’egoismo dei due..ecco come vanno le cose che cambiano tutto nella vita. E’ così ci fu un gran lutto per il nostro paese da far venire brividi alla pelle e far celare un buio fitto su una terra già martoriata per la tanto sofferta malavita di un sole ch’era appena uscito a riscaldare i corpi inesistenti dei due ragazzi tra i cespugli del campo di fiori.  

 Di Claudio Castriotta 

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