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Un piano fascista contro i magistrati, due arresti. “Abbiamo parlato con la sorella di Meloni”

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La direzione investigativa antimafia di Caltanissetta ha sventato un piano fascista per colpire la magistratura italiana. Due uomini, l’avvocato Stefano Menicacci e Domenico Romeo, sono ora accusati di aver pianificato un progetto di chiara ispirazione fascista nell’intento di costruire un osservatorio delle attività della magistratura. L’inchiesta, partita da alcune intercettazioni, ha accertato che i due uomini (con altri componenti occulti) avrebbero ideato un piano fascista, per loro stessa definizione, per colpire alcuni magistrati non graditi. 

Il progetto, secondo gli inquirenti, prevedeva la richiesta di supporto “di altissimi livelli del potere esecutivo e di altri avvallo che gli associati affermano, lei loro colloqui, di aver già ottenuto”. Secondo il quotidiano Repubblica, poi, i componenti di questo gruppo millantavano un appoggio diretto dell’entourage politico e famigliare della premier Giorgia Meloni. Un’intercettazione avrebbe captato: “Abbiamo parlato con la sorella della Meloni, sono tutti felicissimi”.

Secondo la Dia, dunque, il progetto non era farlocco, ma realmente strutturato. “Era un progetto che rientrava in una ben ampia strategia anti-sistema. Ne facevano parte personalità di rilievo nel mondo scientifico, universitario e professionale”. Nelle intercettazioni alcuni membri consigliavano prudenza e prospettavano un disegno nazionale. “Non ti allargare assai, non parlare troppo. L’appoggio ci servirà a 360 gradi. A noi servono soldi, perché dobbiamo mettere in piedi un organismo a livello nazionale”.

L’inchiesta, nata nell’ambito degli accertamenti sui presunti interessi dell’eversione nera nella strage di Capaci, ha portato anche a una perquisizione nell’abitazione di Adriano Tilgher, ritenuto dai magistrati uno degli esponenti di spicco della già sciolta organizzazione “Avanguardia Nazionale”. L’uomo era stato condannato nel 1981 per riorganizzazione del partito fascista. Altre perquisizioni anche nella casa dell’avvocato barese Saverio Ingraffia e Francesco Scala, docente universitario. Le ipotesi di reato sono quelle di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi. 

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