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Inps, aumento di stipendio da 62mila a 150mila euro per il presidente Tridico. Il centro-destra chiede le dimissioni

Aumento di stipendio e con parziale retroattivo per il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Ad averlo previsto è un decreto interministeriale Mef-ministero del Lavoro dello scorso 7 agosto promosso dalla ministra del Lavoro Nunzia Catalfo. Stando a fonti sindacali il compenso del presidente, che venne nominato dal governo nel quale M5S e Lega erano alleati, passa da 62mila a 150mila euro lordi l’anno. Il predecessore di Tridico alla guida dell’Inps, Tito Boeri, percepiva una retribuzione lorda di 103mila euro annui.Anche al presidente dell’Inail viene concesso lo stesso stipendio di 150mila euro all’anno, 40mila euro all’anno invece vanno ai vicepresidenti dei due Istituti (60mila se hanno deleghe). Ai consiglieri di amministrazione di Inps e Inail spetteranno 23mila euro ciascuno.In serata è uscita una nota dell’Inps che smentisce la retroattività dei compensi: “La Direzione Risorse Umane dell’Inps comunica che non ha corrisposto al Presidente Tridico compensi arretrati in seguito all’emanazione del Decreto del 7 agosto 2020 e, in ogni caso, gli Uffici dell’Istituto non hanno mai previsto l’erogazione di un compenso arretrato al Presidente per il periodo che va da maggio 2019 al 15 aprile 2020».Tutto il centrodestra si ritrova unito nell’attaccare a testa bassa chiedendo le dimissioni al presidente dell’Inps. Giù duro il leader della Lega Matteo Salvini. «Non ho parole. Invece di aumentarsi lo stipendio, prima paghi la cassa integrazione alle centinaia di migliaia di lavoratori che la aspettano da mesi, poi chieda scusa e si dimetta», scrive sui social in relazione alla notizia. Alle sue parole si aggiungono quelle dei due capigruppo del Carroccio, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari.«È inaccettabile che, mentre migliaia di italiani attendono ancora la cassa integrazione, il presidente Tridico si aumenta lo stipendio, pretendendo anche gli arretrati, col benestare dei Cinque Stelle e del ministro Catalfo. Ma con quale coraggio…», sottolinea il presidente dei senatori leghisti chiedendo che non si trattino più «le istituzioni del Paese come cose di proprietà, mortificando il buonsenso» e le scuse con conseguenti dimissioni per la mossa giudicata inopportuna.«Il suddetto decreto – puntualizza la nota del ministero del Lavoro – porta a compimento un percorso avviato dal precedente Governo per la determinazione dei compensi, che si è perfezionato al momento dell’insediamento dei Cda dei due enti. Nel caso dell’Inps, il 15 aprile 2020. Solo a partire da quella data, quindi, il presidente dell’Istituto ha diritto a percepire i compensi determinati dalla legge».Anche da Forza Italia si scagliano contro Tridico. «I lavoratori ancora aspettano la cassa integrazione e il presidente dell’Inps ha invece ben pensato di aumentarsi lo stipendio, oltretutto con effetto retroattivo», attacca la vicepresidente azzurra a Palazzo Madama Licia Ronzulli. («dopo la gestione catastrofica dell’ente, a partire dai mancati controlli delle domande per il reddito di cittadinanza – finito addirittura nelle tasche di numerosi malavitosi – per arrivare ai disastri fatti durante l’emergenza Covid, questo nuovo scandalo impone un cambio immediato al vertice dell’Inps»).«Quanto sono diventati bravi i grillini a sguazzare nella scatoletta di tonno del potere che volevano aprire», scrive in una nota un’altra azzurra, Deborah Bergamini. «Invece di occuparsi degli oltre 500mila lavoratori che da maggio sono ancora in attesa di ricevere i sussidi per il Covid, Pasquale Tridico, nominato presidente dell’Inps dal M5S, pensa bene di aumentarsi lo stipendio con effetto retroattivo. Uno schiaffo e un’offesa alla dignità di migliaia di lavoratori italiani in difficoltà. Finalmente i grillini gettano la maschera. Dovevano “distruggere la casta”, ma nessuno è mai stato più casta di loro». Se una convocazione urgente alle Camere del ministro del Lavoro (per «riferire sull’indegno aumento dello stipendio») viene chiesta dal deputato di Fi Roberto Novelli in casa FdI, con il senatore Massimo Ferro, si parla di «uno scandalo assoluto di immoralità».Ma nello stesso Pd serpeggiano sottotraccia malumori. A non risparmiare espressamente riserve è la presidente della commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani secondo cui «la vicenda dell’aumento dello stipendio del presidente dell’Inps ha aspetti sconcertanti, se non altro per la tempistica e per un deficit di trasparenza. Confido che la legittimità dell’adeguamento non sia in discussione, anche in considerazione degli stipendi percepiti dai dirigenti statali di prima fascia, ma certo il momento avrebbe suggerito di valutare e gestire questo provvedimento con una diversa e più avvertita sensibilità».

Fonte il Sole24ore

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