Rai, parla Michele Serra: “La destra vuole propaganda, si sente inferiore ed è aggressiva”

L’uscita dalla Rai di Fabio Fazio continua a far discutere. Dopo il commento ironico di Matteo Salvini, “Belli ciao”, il giornalista Michele Serra interviene sull’addio di Fazio (in arrivo sul canale Nove) dopo quarant’anni di Rai. Serra, editorialista di Repubblica, ha lavorato molti anni con Fazio come autore di “Che tempo che fa” fino all’edizione 2015. Nelle ultime stagioni, inoltre, è protagonista dell’editoriale di apertura della puntata. “Fazio ha sempre lavorato in totale autonomia e non ha debiti politici da saldare. Deve tutto quello che ha al proprio lavoro, dunque a se stesso. Ho lavorato con lui per molti anni, fino al 2015, non ha amici politici e non frequenta la politica. Nel mondo politico/romano che si contende da sempre la Rai, sono qualità controproducenti”, ragiona oggi su La Stampa.
Per Serra il nuovo corso meloniano della Rai servirà per costruire una nuova narrazione del Paese e della realtà. “Se un gruppo di potere decide che la televisione pubblica deve diventare la fabbrica della sua narrazione, che è un modo elegante per dire propaganda, uno come Fazio è inservibile. Bene che vada, può essere tollerato. Ma per lavorare bene non ci si può sentire tollerati, ci si deve sentire sostenuti dal proprio editore. Ha fatto benissimo ad andarsene”.
La destra, per Serra, “non vuole controllare solo i tiggì, ma anche le canzoni di Sanremo. Lo so, fa ridere. Ma fa abbastanza paura”. Secondo l’editorialista dell’Amaca del giorno, la destra non riesce a sopportare la propria inferiorità.
“Con la destra al potere c’è un problema in più, ed è un problema enorme. Ha un gigantesco complesso di inferiorità che la rende più insicura e aggressiva. Si fida solo die suoi. Dunque, alla Rai metterà i suoi, e farà credere che gli altri, tutti gli altri, lavoravano lì solo perché di sinistra. Come Amadeus, noto biografo di Rosa Luxemburg”.