Cronaca PugliaScuola

Puglia, preside picchiato dai genitori

Puglia, preside picchiato dai genitori

A Taranto un preside è stato aggredito dai genitori di una alunna, raccontando la sua esperienza al Corriere della Sera.

PRESIDE PICCHIATO DAI GENITORI, COSA E’ SUCCESSO

“Una docente aveva chiamato, secondo il regolamento, la mamma di questa bimba di tre anni per cambiarle la biancheria. La signora s’è presentata già in preda al nervosismo perché stufa di essere chiamata ripetutamente per questa incombenzaè seguita una discussione e il preside ha invitato la donna ad abbassare i toni ricordandole che i bambini della scuola materna “dovrebbero già essere autonomi”.

Poi è arrivato il padre: “L’uomo mi ha afferrato e sbattuto a terra colpendomi con calci e pugni. Mentre ero a terra anche la signora ha tentato di darmi un calcio e ha gridato ‘ora chiamali i carabinieri’. Sono scappato. Avevo il maglione strappato tanta è stata la violenza dell’uomo. La vice preside ha cercato di fermarli e s’è presa anche lei qualche colpo”.

LA NOTA DEL SINDACATO DIRIGENTISCUOLA

Con amarezza ritorniamo sull’ennesimo episodio di violenza consumato a danno di un dirigente scolastico.

A Taranto, come poco tempo fa in Calabria, la storia si ripete con elementi sempre nuovi che gettano  nello sconforto un’intera categoria che inizia a sentirsi sovraesposta, vulnerabile e costantemente impedita nell’esercizio delle sue funzioni.

Ed è per questo che DirigentiScuola, dopo i primi attestati di solidarietà e di ferma condanna di ogni forma di violenza nei luoghi di lavoro, pensa di andare oltre. 

Incontrerà presto il direttore generale dell’Ufficio scolastico della Puglia, non solo per rappresentare lo sdegno di un’intera categoria, ma anche per avanzare proposte immediate per porre un freno ai continui attacchi al “cuore” del sistema.

È inconcepibile che chi è aggredito sia costretto a ricorrere a cure mediche e chi aggredisce se ne stia a piede libero, in attesa che la giustizia faccia il suo lungo corso.

Occorre la certezza della pena ma anche la certezza di misure restrittive immediate, anche di natura diversa da quelle penali, che diano riscontro a una condizione di impunità non più tollerabile.

C’è una nuova emergenza sociale, ancorché educativa, da affrontare: lo Stato deve far sentire la sua presenza.

Ci facciamo promotori di un’azione sindacale di protesta, per dare avvio ad una mobilitazione di categoria, per interloquire con il Governo, per dire basta alla continua delegittimazione del ruolo professionale e allo svilimento delle funzioni.

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Redazione

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