Per la finalissima di Sanremo in scena Gino Paoli e Ornella Vanoni, gli artisti senza fine della canzone italiana
Due superospiti impreziosiranno la finalissima della settantatreesima edizione del Festival di Sanremo. Al Teatro Ariston – sebbene sia stato annunciato che si esibiranno in due momenti distinti – arriverà l’ex coppia della canzone italiana: Gino Paoli e Ornella Vanoni. I due grandi artisti, che per anni hanno condiviso anche una relazione sentimentale, canterano alcuni dei loro brani più amati dal pubblico italiano.
Paoli, classe 1934, è stato uno degli esponenti più importanti della cosiddetta scuola genovese, quella che ha portato al successo artisti come Paolo Conte, Bruno Lauzi, Fabrizio De André. Portano proprio la sua firma alcuni grandi capolavori della musica italiana: da “Una lunga storia d’amore” a “Il cielo in una stanza” per arrivare a “Senza fine”, una canzone che è stata proprio scritta per Ornella Vanoni. Le mani senza fine di cui Paoli parla e canta in quella canzone, infatti, sono proprio quelle dell’ex amata Ornella.
Vanoni, anche lei classe 1934, è una delle regine femminili della nostra canzone. La sua sensualità e la sua voce unica l’hanno resa una delle personalità più amate dello spettacolo italiano. Ad oggi ha pubblicato più di 40 album. Il primo è datato 1961, l’ultimo invece è del 2021: “Unica”. Tanti, tantissimi i successi della Vanoni: “La musica è finita”, “L’appuntamento”, “Rossetto e cioccolato”, “Domani è un altro giorno”. L’ultima sua apparizione a Sanremo in gara è stata nel 2018 con Bungaro e Pacifico e la canzone “Imparare ad amarsi”.
In questa finalissima di Sanremo così, seppur lontani, ritroveremo Paoli e Vanoni che sono stati assieme a partire dal 1960. Il loro fu un amore tormentato che non è durato molto. Gli aneddoti sulla loro storia e sulle canzoni nate in quel periodo ormai sono pezzi di letteratura del costume italiano. Una canzone molto amata è “Ti lascio una canzone”, brano scritto da Paoli per la loro storia d’amore finita. In quei versi Vanoni e Paoli parlano di una canzone che ciascuno di loro avrebbe potuto dedicare a chi sarebbe venuto dopo di lui o di lei. “Una canzone che tu, potrai cantare a chi, a chi tu amerai dopo di me, a chi tu amerai senza di me”.