Cronaca Italia

Omicidio Sharon Verzeni, la rabbia del padre contro Sangare

Nuovi sviluppi nel caso di Sharon Verzeni: Sangare ha ritrattato, il padre della ragazza: "Poteva chiedere scusa".

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“Poteva chiedere scusa, ci fa male”. Il dolore di un padre, la freddezza dell’imputato e un’aula gremita di silenzi. Così si è consumata l’udienza del 10 novembre al tribunale di Bergamo, dove la famiglia di Sharon Verzeni ha affrontato ancora una volta il peso insopportabile di una perdita che non trova pace. Il padre, Bruno Verzeni, ha parlato all’uscita dal palazzo di giustizia, dopo aver assistito all’ennesima ritrattazione di Moussa Sangare, il trentunenne accusato dell’omicidio della figlia, avvenuto nel luglio 2024. In aula erano presenti anche Maria Teresa, la madre di Sharon, la sorella Melody, il fratello Cristopher e il fidanzato Sergio Ruocco. Tutti uniti, hanno ascoltato la ricostruzione di quella notte terribile, quando la giovane fu uccisa a coltellate in via Castegnate, a Terno d’Isola (Bergamo), il 30 luglio 2024. Sangare, dal canto suo, ha ribadito quanto già affermato nelle precedenti udienze: secondo la sua versione, non sarebbe stato lui a colpire la ragazza, ma solo un testimone dei fatti. Una tesi che contrasta con la confessione rilasciata in un primo momento ai carabinieri e che continua a dividere giudici, inquirenti e opinione pubblica.

Omicidio Sharon Verzeni: le accuse di papà Bruno

Nel corso di un’intervista ai giornalisti, Bruno Verzeni ha dichiarato: “Anche oggi, pur avendo avuto la possibilità di dare un messaggio che confermasse quello che era successo, Sangare ha voluto stare nella sua dichiarazione, ha voluto tentare di difendersi, di essere considerato non colpevole”. Ha poi aggiunto: “Abbiamo notato che non ha avuto questo tipo di atteggiamento di chiedere scusa pur avendo una possibilità in tutta la sua udienza e questo ci rammarica molto. Vogliamo solo che si faccia veramente giustizia perché effettivamente abbiamo constatato che non ha nessun rimorso e questo ci fa molto male”. A commentare la figura di Moussa Sangare è intervenuta anche la criminologa Roberta Bruzzone, nel corso del programma “Ore 14” su Rai Due. L’esperta ha spiegato che, secondo le valutazioni effettuate, l’uomo presenterebbe un disturbo borderline di personalità con tratti narcisistici e antisociali, elementi che lo renderebbero incapace di provare senso di colpa o rimorso. Bruzzone ha aggiunto che Sangare sarebbe disposto a ricorrere a qualunque menzogna pur di ottenere un vantaggio, e che, proprio per questo, il suo comportamento processuale — destinato a non portargli benefici sul piano giudiziario — non la sorprenderebbe affatto.



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