TEMPORANEA

Modalità Sopravvivenza, alla maniera ungherese – Orbán segue le orme di Putin

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]

Descrizione: A Budapest, in questi giorni, si respira una certa aria – non di primavera, ma di assedio. Il Primo Ministro Viktor Orbán, da tempo maestro politico dell’Ungheria, sembra più che mai determinato a mantenere il potere… a qualunque costo. Turbolenze economiche? Incolpa Bruxelles. Opposizione politica?

Modalità Sopravvivenza, alla maniera ungherese – Orbán segue le orme di Putin

A Budapest, si respira un’aria tesa. Non è solo colpa della crisi economica o dell’inflazione galoppante. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán, ormai al potere da oltre un decennio, sembra pronto a tutto pur di non lasciarselo sfuggire.

Negli ultimi mesi, il forint è scivolato, i fondi europei sono stati parzialmente congelati, e i rapporti con Bruxelles si sono raffreddati. E cosa fa Orbán? Lancia l’allarme: una grande cospirazione, orchestrata – a suo dire – dai servizi segreti ucraini per sabotare un referendum sull’ingresso dell’Ucraina nell’UE.

Secondo il premier, anche l’opposizione ungherese farebbe parte di questo “complotto”. E nel dubbio, annuncia che i servizi segreti nazionali potrebbero entrare in azione contro i rivali politici.

Il “modello Putin”, versione danubiana

Chi segue la politica ungherese sa che Orbán da tempo non è più solo un leader conservatore: è l’artefice di un sistema sempre più chiuso e centralizzato. Un po’ come accade a Mosca, anche in Ungheria il parlamento è sotto controllo, i media in gran parte allineati, e le ONG critiche vengono etichettate come agenti stranieri.

Già nel 2017, Orbán introdusse una legge che prendeva di mira le organizzazioni con finanziamenti esteri, come la Fondazione Soros. La Corte di Giustizia dell’UE la bocciò, ma il premier trasformò la condanna in una bandiera della “sovranità nazionale”.

Ora ci riprova: ha presentato una nuova proposta di legge sulla “Trasparenza della Vita Pubblica”, che prevede un Ufficio per la Protezione della Sovranità. Questo organismo potrebbe mettere sotto osservazione – e limitare – tutte le organizzazioni che ricevono fondi stranieri, inclusi quelli europei.

Le elezioni si avvicinano, e i servizi segreti entrano in scena

Il quadro politico interno sta cambiando. Il partito di governo, Fidesz, è ancora forte ma ha perso terreno. Un nuovo attore, il partito TISZA guidato da Péter Magyar, sta guadagnando consensi. Secondo un sondaggio di marzo, TISZA sarebbe al 46%, Fidesz al 37%.

Proprio in questo contesto, sono stati arrestati due cittadini ungheresi accusati di spionaggio per conto dell’Ucraina. Una coincidenza? Forse no. L’episodio ha dato al governo l’occasione perfetta per richiamare l’unità nazionale e presentarsi come vittima di un attacco esterno.

Nessuna prova concreta è stata fornita. Ma l’obiettivo è chiaro: rafforzare la narrativa del “nemico esterno”, screditare l’opposizione, e rafforzare la posizione di Orbán in vista delle urne.

Tra Bruxelles e Mosca, Budapest gioca su due tavoli

L’Ungheria è ancora un paese membro dell’UE. Ma il suo premier non perde occasione per criticare le sanzioni contro la Russia, stringe legami economici con la Cina, e si oppone apertamente all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione.

Orbán resta in Europa, ma flirta con l’Est. E nel frattempo costruisce un sistema che ricorda – senza dirlo apertamente – il modello russo: potere centralizzato, pluralismo limitato, media sotto controllo, e un’opposizione sempre più sotto pressione.

La nuova legge sulla trasparenza rischia di colpire non solo le ONG, ma anche giornalisti indipendenti, accademici e attivisti. Tutti potenziali “minacce” alla sovranità.

Una domanda aperta per l’Europa

Bruxelles guarda, commenta, esprime “preoccupazione”. Ma finora ha agito con cautela, congelando alcuni fondi ma senza prendere misure drastiche. E Orbán continua il suo percorso.

La vera incognita è: fino a quando? L’articolo 7 del Trattato dell’Unione Europea – il cosiddetto “opzione nucleare” – permetterebbe di sospendere i diritti di voto di un Paese membro in caso di violazioni gravi dei valori fondamentali.

È una mossa estrema. Ma molti si chiedono se non sia ormai necessaria.

Orbán non ha ancora oltrepassato il punto di non ritorno. Ma l’Ungheria che sta costruendo è sempre meno europea e sempre più autoritaria.

E se l’Europa vuole restare fedele ai propri valori, prima o poi dovrà affrontare questa realtà. 24brussels.online

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]