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Minoli difende Meloni sulla Rai: “Il governo non ha occupato la Rai, ora serve aria nuova”

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Anche Giovanni Minoli, dopo le parole di Enrico Mentana e Michele Santoro, commenta criticamente chi è uscito dalla Rai e chi contesta al governo Meloni di aver lottizzato in modo brutale il servizio pubblico. Per Minoli, giornalista di lungo corso, dirigente Rai e conduttore di svariati programmi di successo come “Mixer”, “La storia siamo noi” e “Faccia a facci”, l’addio di Fabio Fazio, Lucia Annunziata e l’annuncio dell’addio prossimo di Massimo Gramellini è fantasioso. “La situazione ha dei lati comici. La tv a giugno e luglio sembra il calciomercato: si comprano i giocatori, cambiano gli allenatori, tutti pensano di vincere il campionato. Poi a gennaio iniziano i dubbi e si ricomincia”, confessa in un’intervista al Corriere della Sera. 

La lottizzazione selvaggia, come molti commentatori l’hanno definita, per Minoli non esiste. “C’è una legge, la Renzi, che fa dipendere la Rai dal governo in carica: la si è applicata. Punto. Prima la lottizzazione era riconducibile a Dc, Pci, Psi. C’erano tre reti in concorrenza e ognuna gareggiava con i professionisti migliori: Biagi, Santoro, Lerner, Minoli. C’era pluralismo e qualità. Ora è cambiata la legge e questo ha avuto riflessi nel confronto politico e sulla Rai, dove la legge Renzi una cosa buona l’ha fatta: il governo sceglie l’ad, che ha il compito di fare sintesi nel pluralismo”.

Su Fazio e Annunziata, invece: “Due signori professionisti che, per ragioni personali, se ne sono andati. Il primo aveva una trattativa in corso da mesi. La seconda va via perché non è d’accordo con questo governo: ma se è stata direttore di rete con qualsiasi governo e presidente Rai con Berlusconi premier! Faccio loro tanti auguri ma non li capisco”. 

Per Minoli, dunque, non c’è stato nessun cambio e condivide le parole di Meloni che vorrebbe liberare la cultura italiana da un sistema di potere che ti costringeva a essere di sinistra per lavorare. “Non è successo ancora niente. Ci sono un ad e un direttore generale, interni alla Rai, che devono far ripartire un’azienda immobile da tre anni, con gli occhi puntati addosso e tanti pregiudizi. Gli stessi che gravano su Meloni che però gli sta smontando tutti. Finora la compagnia di giro è sempre stata la stessa: opinionisti che non so quanto davvero rappresentino il Paese, visti i risultati elettorali. Ora mi aspetto di vedere aria nuova: nuovi autori, nuovi programmi”.

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