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Manfredonia Nuova: “Sbagliare è umano, perseverare è diabolico”

Appena 2 anni fa l’Associazione Manfredonia Nuova si è opposta al tentativo di ENI di istallare, sul sito ex EniChem, un impianto fotovoltaico, con nota ostativa del 22 maggio 2017 agli organi preposti al rilascio della VIA _VAS per la mancata bonifica del sito ai sensi delle leggi regionali e nazionali.

Oggi ENI torna alla carica, forte dell’inserimento di quel sito nelle ZES (Zone Economiche Speciali) con il progetto di “un innovativo impianto per il trattamento della frazione umida” da realizzare con lauti finanziamenti, un  impianto sperimentale che “dopo la fase pilota, prevede la progettazione su larga scala industriale chiamata waste to fuel”.

Insomma saremo sommersi da fanghi di depurazione e  monnezza di ogni tipo da tutta l’Italia con un impianto che “sarà allocato nei 20 dei 25 ettari”- a loro dire- già bonificati” e sarà sperimentato ancora una volta sulla nostra pelle come se fossimo cavie.

Il nuovo affronto alla città ci offende e indigna, perché niente è più falso che parlare di bonifica effettuata sul nostro territorio che deve essere ancora risanato dall’immane disastro ambientale che il  petrolchimico EniChem ha lasciato a Manfredonia.

Ancora una volta ENI torna alla carica con progetti deleteri per il nostro territorio,dopo aver realizzato una finta bonifica, giacché per far posto agli insediamenti del Contratto d’Area i nostri bravi rappresentanti politici hanno barattato con l’accordo di una bonifica di tipo industriale la salute e la vita dei manfredoniani e del loro territorio.

Infatti l’unica bonifica certa realizzata è la demolizione dei due impianti: quello della produzione di caprolattame dell’isola 13 e quello dell’impianto dell’urea dell’isola 5, dove è avvenuto lo scoppio della colonna dell’arsenico. La prima ha visto nascere in fretta e furia il capannone della ex Zadra Vetro senza nessuna bonifica, la seconda attende ancora di essere bonificata dall’arsenico che è scivolato, dicono le ultime analisi, ormai a più di 17 metri di profondità e che presto raggiungerà le falde acquifere più profonde.

La bonifica che dicono essere stata effettuata è talmente lacunosa, che anche le aree non soggette ad attività inquinanti come ad esempio l’isola 9 sono oggi interessante da un forte inquinamento avvenuto per liscivia, come si legge nel verbale della Conferenza dei Servizi del giugno 2017, che prevedeva delle opere da realizzare per evitare che le falde acquifere venissero ulteriormente inquinate e che l’ENI si è guardata bene dall’effettuare, come noi di Manfredonia Nuova abbiamo denunciato agli Organi Provinciali e Regionali di Controllo, ai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico e Magistratura in una nota del 18 marzo 2019 inviata a mezzo PEC e corredata da decine e decine di foto che provano la verità di quanto affermato sulle mancate opere stabilite nella suddetta conferenza.

L’ENI, pertanto, deve portare a termine a proprie spese la bonifica del territorio inquinato, come forma di risarcimento per il grave danno all’Ambiente e alla Salute evidenziato anche dalle conclusioni dello studio epidemiologico sulla popolazione di Manfredonia, nell’ambito del Progetto Salute.

Noi cittadini e cittadine di Manfredonia dobbiamo pretendere dall’ENI, ai sensi della legge 22/05/2015 N° 68 che introduce nel codice penale il delitto contro l’ambiente, tra cui figura anche l’omessa bonifica di un’area fortemente inquinata, la bonifica e il disinquinamento dell’area SIN, altro che concederle la possibilità di continuare a lucrare sulla salute della terra, del mare e di noi cittadini.

Al Sindaco Pierpaolo d’Arienzo di Monte Sant’Angelo chiediamo di smetterla di considerare quell’area una sua proprietà da poter concedere a qualsiasi attività, ignorando che gli effetti dell’inquinamento riguardano la salute dei cittadini di Manfredonia che abitano a poche decine di metri dall’area.

A Lui e ai nostri cugini montanari attenti alla salute dell’ambiente e alla salvaguardia del patrimonio culturale chiediamo di unirsi a noi nella battaglia per una riconversione ecologica dell’area, altrimenti che senso ha realizzare il Festambiente Sud?

Noi saremo ancora più determinati di fronte a questo ulteriore stupro che si vuole infliggere alla nostra terra, perché lo dobbiamo a chi ha lottato invano per preservare la bellezza della Piana di Macchia, ai tanti operai morti consapevoli infine che si è barattato la loro vita con un lavoro inquinato e inquinante. Lo dobbiamo alla nostra Terra e al nostro Mare  che trasudano veleni e che aspettano di essere restituiti alla loro salubrità, lo dobbiamo a chi non ha più voce e a questa città che l’ha persa, accettando qualsiasi progetto le cada addosso anche i più nefasti e mortiferi. Lo dobbiamo ai nostri figli e nipoti che hanno il diritto di vivere in un territorio che abbia scelto finalmente uno sviluppo vivibile.

Manfredonia, 30 luglio 2019                                                        Manfredonia Nuova

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Redazione

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