Attualità Capitanata

Manfredonia, il gesto eroico di un carabiniere

“Mi sembrava l’apocalisse, ma quel carabiniere non ha esitato, mettendo a rischio la propria vita”. È ancora percossa da brividi di paura la signora Filomena Mangini mentre mi racconta gli interminabili attimi a cui ha assistito.

Siamo in via dei Mandorli a Manfredonia, nei pressi dell’incrocio con via don Minzoni, in un assurdo pomeriggio di febbraio, mentre le raffiche di vento sferzano ormai da ore la città. Cadono gli alberi, cadono i pali della luce: dal cielo viene giù di tutto e dalla terra sale su di tutto.

Un uomo sta uscendo dal portone. Certo, le condizioni meteo sono proibitive, ma forse quell’uomo è costretto da qualche circostanza urgente. Non sa che dalla terrazza al settimo piano di quello stesso palazzo si è da poco staccata la ringhiera in ferro cadendo in parte rovinosamente a terra, mentre il resto penzola ancora paurosamente in balia del vento, ed intanto piovono giù pezzi di cornicione e calcinacci.

Una pattuglia dei Carabinieri è nei pressi della palazzina, chiamata a deviare il traffico e a non far avvicinare nessuno. Improvvisamente l’uomo fa capolino dal portone ed è un attimo: uno dei carabinieri si sbraccia, inizia ad urlare e a fargli gesti con le mani per tentare di fermarlo, ma il vento è assordante e avvolge tutto nella più totale confusione.

L’uomo non si rende conto di nulla; mette un piede fuori dal portone ed intanto sopra di lui pietre e pezzi di ferro pendono come un’invisibile ghigliottina. Una signora che abita di fronte assiste impietrita alla scena.

Ed ecco il gesto eroico e tanto più grande nella sua spontaneità. Il carabiniere comprende che deve fare qualcosa ed in fretta; non c’è tempo di pensare se possa essere pericoloso per lui né quante probabilità ci siano che quel signore possa uscirne indenne: si precipita verso l’uomo e gli si getta addosso per fargli scudo col proprio corpo, allontanandolo con forza dal portone.
In questo assurdo pomeriggio di febbraio, quel carabiniere ha compiuto un gesto di straordinario coraggio.

Poi, è tornato al suo posto, mentre continuavano le raffiche di vento, continuavano a piovere calcinacci, ferro e pezzi di cornicione. E continuava la vita, nonostante tutto.

Maria Teresa Valente

NB: ringrazio le signore Filomena Mangini e Rita Antonietta D’ambrosio per aver segnalato quanto accaduto ed avermi aiutata a ricostruire questa storia.

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Redazione

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