Storia

Lo chiamavano il Santo con il cappello in mano

Manfredonia –  STAMANI , ho visitato al cimitero la cappella – di Monsignor Cesarano – e con un pianto per tutto quello che sta accadendo – mi è venuto in mente di quando lo conobbi da bambino.PARE che avessi quattro anni, ricordo arrivare una processione dal paese, il villaggio dei pescatori era a quel tempo isolato, in uno stato di distacco dalla condizione sociale. Quell’anno sfiorava il 1964 e quella lunga fiamma di sole scendeva giù lungo il mare fino ad avvicinarsi alle case colorate di giallino: era il 22 agosto e le candele odoravano di grazia, il linguaggio era semplice, come la luce che scaldava il viale, e splendeva negli occhi delle gente, che si recava verso la Siponto verde, dalla Santa Madre Turca quando ad un tratto apparve, con una camminata distinta e con la dignità e l’aria delle cose di Dio: era lui, il buono e amato Andrea Cesarano, arcivescovo di Manfredonia.

Non sapevo neanche chi fosse, quel signore vestito di bianco, come un santo col cappello in testa e la barba lunga e bianca, più che un prete sembrava un frate. Ad un certo punto, si fermò davanti alle case, e iniziò ad accarezzare, bambini e mamme, poi parlare con i papà, e chiedere delle condizioni economiche e dar conforto di benedizione con la sua mano destra: mentre proseguiva il suo cammino, si fermò davanti a mio padre e gli chiese di entrare in casa dicendo alla mia mamma :- “Me lo dà signora un bel bicchiere d’acqua”.. Quando uscì il vento si alzò a forma di calura, dentro un’ampia stesura di spazio nel coro di un lungo canto.

Fu così il breve passaggio del caro Cesarano: si fu proprio lui che amava i poveri e bisognosi di cura, proprio come San Francesco di Assisi, lui col suo bene di pace nelle mani di amore, con la sua voce sonora: promise che avrebbe fatto costruire a proprie spese, prendendo l’esempio di Padre Pio, un Centro di Riabilitazione Motoria per gli ammalati, per un diritto di attaccamento alla vita. Poi proseguì il suo cammino silenzioso ed efficace, con le sue parole che aprivano le porte delle persone.

 Di Claudio Castriotta

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Claudio Castriotta

Poeta, scrittore e cantautore - già collaboratore con riviste di Raffaele Nigro e del docente universitario Daniele Giancane. Il miglior piazzamento ad un premio letterario è avvenuto a Firenze con un libro dedicato ai più emarginati di Manfredonia: secondo posto alle spalle del grande scrittore cattolico Vittorio Messori. Il suo primo maestro è stato Vincenzo Di Lascia, il vincitore al premio Repaci di Viareggio del 1983. Come musicista si è esibito con il cantautore Marco Giacomozzi, vincitore al Premio Tenco, nelle zone della Liguria, esattamente in prov. di Savona ad Albissola Marina . Poi in seguito dopo varie esibizioni in Toscana con altri autori, interrompe i tour per motivi di salute.

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