Fede e religione

L’Immacolata Concezione tra filosofia e teologia

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L’IMMACOLATA CONCEZIONE TRA FILOSOFIA E TEOLOGIA.

(di Michele Illiceto)

L’Immacolata concezione e la banalità del male

Non si capisce il mistero dell’Immacolata concezione se non lo si collega a tre grandi categorie che sono sia filosofiche che teologiche: grazia, libertà, e possibilità di fare il male. Lo spiego in alcuni passaggi:

Primo: il fatto che Maria si stata preservata dal peccato non vuol dire che non abbia avuto la possibilità di peccare, altrimenti la sua umanità nn sarebbe stata piena. Non peccando, Maria ha confermato il suo essere piena di Grazia. Ha tenuto unite libertà e grazia.

Secondo: Dopo aver creato l’umanità e dopo il peccato dei due nostri progenitori, Dio non ha permesso al male di occupare tutto lo spazio del creato. Nel segreto della creazione Dio ha posto già un argine al potere del male, ridimensionandolo: ha previsto il grembo e il cuore di una donna (che esaltazione!!!), e cioè Maria, dove far si che la Grazia (data all’uomo con la creazione) restasse nella sua purezza e nella sua Bellezza. Ha fatto di Maria uno scrigno capace di tenere, nello spazio umano, in custodia la Grazia.

Terzo: l’essere immacolata non va visto cime un privilegio per Maria o frutto di una raccomandazione, una sorta di scorciatoia per salvarsi, ma l’affidamento di una missione. Un atto di responsabilità. Maria si è sentita investita di una grande responsabilità cosmica e storica: tenere accesa la speranza che un giorno la Grazia, rifiutata dalla prima donna (Eva), avrebbe portato il suo frutto in colui che da lei sarebbe nato.

Quarto: con l’Immacolata concezione il male, fin a dalal creazione del mondo, è stato già vinto: “Porrò inimicizia tra te e la donna”. Tale superamento verrà compiuto in modo definitivo nel Figlio, il quale tale possibilità, con la sua croce, l’ha offerta a tutti.

In conclusione: insomma, l’Immacolata concezione rappresenta il più grande antidoto alla tesi del male radicale. Per questo ha ragione H. Arendt nel dire che “il male non ha profondità né una dimensione demoniaca. […] É una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la sua banalità. Solo il Bene ha profondità”.

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