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Lettera aperta ai…fedeli e ad…altri

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Lettera aperta ai… fedeli e ad… Altri
A cura di Pasquale Ognissanti (Archivio Storico Sipontino)

Nella “Rivista ufficiale 186ª edizione (sic ?!) Festa Patronale Maria SS. Siponto. 2022”, sono riportati, a cura del carissimo prof. Antonio Tomaiuoli, la musica ed alcuni versi dell’inno “popolare”: “Venisti dall’Oriente”, non è una sua scoperta, perché così gli hanno propinato.
In vero, non è un canto popolare, perché se ne conoscono gli autori delle parole (canonico don Beppe Jurilli) e della musica (maestro G. Rubino); ed è un “inno” composto nella metà del secolo scorso.
Ora, perché questa lettera aperta? Per fare chiarezza e non confusione in merito alla nostra storiografia ed alle nostre tradizioni.
L’inno esordisce con: “Venisti dall’oriente/ in secolo lontano/ col santo Maiorano…”

Il riferimento è alla Vergine Maria o all’icona?
Non certamente alla Vergine santissima che non si è mossa mai dall’ ”Oriente”, ed allora all’icona! Quindi l’icona è stata portata a Siponto dal vescovo Lorenzo? Non è vero!.

    Dalle due “Vitae” di S. Lorenzo, pubblicate dai Bollandisti, una “minore” ed una “maggiore”, databili (secondo gli esperti) al VII-VIII e all’ XI secc., non si fa alcun riferimento all’icona, bensì alle  reliquie dei protomartiri Stefano  ed Agata.
Sarebbe opportuno che alcuni se dicenti “cultori” delle tradizioni popolari sipontine consultassero “qualche volta” i testi depositati delle nostre biblioteche (comunale e diocesana).

40 anni fa, su “Vita Diocesana Bollettino ufficiale della Archidiocesi di Manfredonia e della Diocesi di Vieste” (a. XIX, n. 1 gen.-mar. 1982), abbiamo avuto modo di scrivere: «Per una vertenza con il Monastero di S. Maria di Tremiti circa alcuni beni appartenuti ad un cittadino sipontino, Pietro, figlio di Datto, e poi di proprietà della sede vescovile, l’arcivescovo Gerardo riunisce, nel 1064, il clero ed il popolo sipontino per tenere consiglio (così si usava allora), l’incontro avviene “in Sanctam Beate Marie semper Virgini…quod est ipso sancto episcopio, quod est in prephata civitate Siponti…”.
La determinazione del 1064 è importante anche per l’oggetto stesso della discussione: lo scambio della terza parte della salina di Datto con una “scaramagna bona et una ycona pro utilitate predicte ecclesie”».

Ed ancora: «Nel 1068 avviene il trasferimento dei beni in rappresentanza delle due parti e, nel relativo documento, si ribadisce: “una icona superaurata ubi sculpt est ymago Sancte Dei genitrici Marie baliente XXX solidos / A. PETRUCCI, Codice diplomatico del monastero benedettino di S. Maria di Tremiti (1005-1237), doc. n. 76, p. 227/».

In conclusione (si potrebbero fare molte considerazioni, ma andiamo oltre), per “utilità”, cioè per uso chiesastico e per devozione popolare, nel 1064-1068, a Siponto, da parte della curia arcivescovile e del popolo, si acquisisce una “Icona dorata” raffigurante la Vergine Maria.

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