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L’Antica Processione del Venerdì Santo a Manfredonia

Tra le più antiche e suggestive processioni, e non solo di Capitanata, va annoverata quella del Venerdì Santo che aveva luogo a Manfredonia nel ‘700.

Matteo Spinelli, avvocato di Manfredonia, autore delle “Memorie storiche dell’antica e moderna Siponto” nei suoi scritti del XVIII sec., così ci tramanda in merito alla processione del Venerdì Santo: “…Per antica usanza in molti luoghi del Regno, le Chiese solevano fare le processioni nell’ora del Vespro, la qual ora stimandosi dal Re Ferdinando pericolosa per le ubriachezze degli uomini, che sogliono prendere moltopiù nel mezzo giorno, per cui con poca devozione si facevano quelle opere devote, ordinò, che le Processioni si abbiano a fare nella mattina solamente, e non più come prima nell’ora di Vespro, o la sera… (..) …Nella nostra Moderna Siponto ammirevole processione tacevasi nella notte del Venerdì santo, ed era tale per la gran devozione, che ne avevano i Sipontini, percui si faceva grandissimo consumo di cera, e concorrevano ad ammirarla da ogni luogo della nostra PROVINCIA. Oggi per mantenersi tal devozione, non si tralascia di farsi la mattina del Venerdì Santo dopo terminata nel duomo tutta la Funzione, ma non ha più quel vanto la processione, perché non comparisce di giorno, come si ammirava celebrandosi di notte per le illuminazioni che si facevano…”.

Lo Spinelli, di orientamento illuministico di chiare tendenze giannoniane, come evidenziava nella sua pubblicazione il brillante scrittore e giornalista, il compianto prof. Matteo di Turo dal titolo: “Chiese, Conventi e Monasteri di Manfredonia”, scrisse influenzato dalla nuova filosofia di un secolo messo a rumore dal nuovo corso di idee. Non fu egli un agiografo. Nei suoi scritti sia di estrazione ecclesiastica sia di fonte laica, è posta in luce in fatti e cose quella religiosità di considerevole spessore che domina la vasta area della Diocesi sipontino-garganica sin dai tempi remoti.

LA PROCESSIONE DEL VENERDI’ SANTO FINO AGLI INIZI DEGLI ANNI ‘60. La mattina del Venerdì Santo solo in Cattedrale, gremita di fedeli, il Quaresimalista teneva per tre ore consecutive prediche e preghiere inerenti l’agonia di Gesù. Nelle ore serali, le confraternite della chiesa della Croce, del Carmine e della Chiesa Stella, allestivano tre processioni, ognuna con partenza dalla propria chiesa di appartenenza. Dalla chiesa della Croce veniva portato a Cristo posto sulla Croce, e un’altra croce di legno sulla quale oltre al Sudario, erano posti gli arnesi utilizzati dai farisei per la crocifissione di Gesù.: la corona di spine, il martello, la tenaglia, chiodi, una corda e una scaletta. Sulla sommità della Croce era posto un galletto di legno policromo. Questa processione era aperta dai “fratelli”della Confraternita “Santa Croce”composta da pescatori di sciabica.

Questi “fratelli” che parteciparono a questa processione fino al 1927, e che camminavano a piedi nudi, e non solo in occasione della processione del Venerdì Santo, indossavano la divisa della confraternita con il cappuccio bianco in testa in segno di lutto.

Mi raccontava anni fa Rosa Granatiero, una pia donna che intervistai, deceduta nel 1996 alla veneranda età di 104 anni, che il Crocifisso della Chiesa della Croce veniva portato, fino agli inizi degli anni ’20 in processione alla Chiesa Madre a mezzogiorno, prima che iniziasse il rito religioso delle tre ore di agonia, e posto sull’altare maggiore insieme alla sacra statua dell’Addolorata. Dalla chiesa del Carmine veniva portato a spalla dai “fratelli”della Confraternita del Carmelitano “Gese Criste ‘nda neche” (Cristo morto nella teca) in posizione supina su una lettiga di legno, seguito da donne piangenti vestite di nero e con il volto coperto da un velo. Seguivano la lettiga del Cristo Morto alcune bambine in costume da Santa Rosa “Sanda Rose allu giardine”, da Madonna dell’Addolorata, da Santa Rosalia, da Santa Lucia, da San Luigi, da San Michele Arcangelo, da Maddalena e da Madonna del Rosario. Una bambina in costume da Maddalena, solitamente veniva fatta sedere sulla lettiga accanto a Cristo morto. Questa processione era aperta dai “fratelli” della confraternita della chiesa del Carmine.

Infine dalla chiesa Stella Maris, preceduta dai componenti della Confraternita “Stella Maris”, la cui pia attività si concluse tra il 1932 e il 1933, composta da “Paranzieri”, venivano portate in processione due statue di Cristo: “Gese Criste alla Chelònne” (Cristo alla colonna) e “Gese Criste alla Cannucce” (Gesù Cristo legato alla canna). Mentre le tre processione contemporaneamente si dirigevano verso la Chiesa Madre, da quest’ultima poco prima del loro arrivo, partiva un’altra processione dove venivano portate a spalla la sacra statua dell’Addolorata e Cristo legato alla colonna. In piazza Duomo avveniva il suggestivo commovente incontro tra Gesù Morto e l’Addolorata. Seguiva la grande processione conclusiva per alcune vie cittadine.

A conclusione del rito religioso, ogni confraternita insieme ai fedeli, faceva ritorno e accompagnava le sacre statue nelle Chiese di appartenenza. Va evidenziato che l’antica Statua dell’Addolorata, della Chiesa di Santa Chiara, per tradizione due giorni prima della Settimana Santa, veniva portata a spalla in processione in Cattedrale, dove, con l’avvento dell’Arcivescovo Andrea Cesarano, fu definitivamente collocata nella nicchia dove è posta attualmente.

Alla solenne processione del Venerdì Santo hanno partecipato: la Chiesa della Croce fino al 1952; La Chiesa Stella Maris fino alla fine degli anni ’50; la Chiesa Madre e Chiesa del Carmine fino al 1963. Notizie storiche più dettagliate relative alla processione del Venerdì Santo a Manfredonia, saranno pubblicate nel libro: “I Riti della Pasqua a Manfredonia”.

A cura di Franco Rinaldi, cultore di storia e tradizioni popolari di Manfredonia

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