Storia

La villa romana di Avicenna: un tesoro nascosto nella piana di Carpino

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LA VILLA ROMANA DI ‘AVICENNA’: UN TESORO NASCOSTO NELLA PIANA DI CARPINO.

C’è un angolo del Gargano che tace da troppo tempo, nascosto tra uliveti e vigne, eppure intriso di storia millenaria: è la località Avicenna (e Spineto), nella piana compresa tra Carpino e Cagnano Varano. Qui, nel 1953, vennero avviati degli scavi archeologici tanto promettenti quanto sfortunati, oggi quasi dimenticati dalla memoria collettiva.

Lo scopo ufficiale dell’intervento era quello di sondare l’area per trovare tracce dell’antica Uria, città menzionata da Strabone e Plinio il Vecchio, che secondo alcune interpretazioni e tradizioni sorgeva un tempo nei pressi del lago di Varano. Ma il contesto era particolare: gli scavi furono finanziati dal Ministero del Lavoro, non tanto per motivi scientifici quanto per dare occupazione agli abitanti disoccupati della zona, tramite i cosiddetti “cantieri scuola”.

Il risultato fu una campagna condotta da manodopera priva di formazione archeologica, con strumenti inadeguati e con scarsissima documentazione fotografica e scritta. Gli archeologi veri e propri furono coinvolti solo in fasi secondarie, e molte delle informazioni raccolte andarono perdute o non vennero mai catalogate con rigore.

Eppure, le scoperte furono sorprendenti.

Emerse, a ridosso del vecchio casello ferroviario, una villa romana databile al I secolo a.C., successivamente rimaneggiata e riutilizzata almeno fino al VII secolo d.C. Al suo interno furono rinvenuti numerosi reperti: monete antiche, ceramiche di pregio e di uso comune, lucerne, anfore, vetri decorati, strumenti agricoli, gioielli e oggetti d’uso quotidiano. Ma anche una necropoli con circa dieci tombe, complete di corredo funerario, segno che l’area era abitata e attiva anche nel periodo tardoantico.

Tutti i reperti furono dapprima raccolti e conservati nel Comune di Cagnano Varano. Nel 1960 furono trasferiti al Museo Archeologico di Bari, dove ancora oggi sono in gran parte conservati, lontani dal loro contesto originario. Una parte di questi reperti è possibile ammirarla presso il “Museo del territorio” a Foggia.

Nel frattempo, il sito… è scomparso dalla vista e dalla coscienza collettiva.

Nessuna targa. Nessun sentiero. Nessun progetto di valorizzazione. L’area archeologica è stata letteralmente inghiottita dalla vegetazione e dall’agricoltura. Della Villa Romana di Avicenna resta solo un nome in qualche registro, qualche relazione accademica dimenticata e il racconto orale di chi, da ragazzo, si avventurava tra quei resti.

Eppure, quel luogo potrebbe rappresentare una chiave per comprendere meglio il passato romano e preromano del Gargano, un territorio da sempre crocevia di culture, commerci e spiritualità. Non è escluso che nei suoi strati si nascondano ancora tracce dell’antica Uria, della sua rete commerciale o delle sue connessioni con l’Impero.

Riscoprire la Villa di Avicenna e raccontarne la storia significa ridare voce a un Gargano dimenticato, che ha ancora tanto da insegnarci. Non si tratta solo di archeologia: si tratta di identità, di memoria, di orgoglio per una terra che ha custodito sotto i piedi secoli di civiltà.

Forse è tempo di iniziare a scavarla di nuovo. Ma questa volta… con cura, rispetto e visione.

Archivio di Giovanni BARRELLA.

Fonti:

– Ente Parco Nazionale del Gargano.

– Amaraterramia.it.

– “Gli scavi del 1953 nel Piano di Carpino (Foggia)”, a cura di Cosimo D’Angela

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