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La Russa: “Piuttosto che farsi ricattare Giorgia va a casa”. Berlusconi ora pensa di non indicare la Meloni alle consultazioni al Quirinale

Domenico La Marca
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Il clima, nella maggioranza di centro-destra, non è dei migliori. La risposta di Giorgia Meloni alle accuse di Berlusconi non è passata inosservata. Meloni poteva far finta di nulla, invece ieri ha rincarato la dose con una frase – “non sono ricattabile” – che da tutti gli analisti è stata letta come una prova di forza contro il Cavaliere. 

Sul punto potrebbe davvero crollare l’accordo che dovrebbe portare alla formazione del nuovo governo. “Piuttosto che cedere, lei molla”. E poi: “Piuttosto che farsi ricattare Giorgia se ne va a casa”. E ancora: “Mica è suicida. Su Palazzo Madama aveva i numeri e lo sapeva. I voti credo siano arrivati da renziani, Pd e grillini”. Questa è la convinzione del neo presidente del Senato, Ignazio La Russa, eletto giovedì nonostante l’ostruzionismo in aula del gruppo di Forza Italia. 

Meloni, dopo le polemiche di queste ultime ore, avrebbe detto ai suoi che “solo se la maggioranza è coesa può nascere un governo serio”.  Se pensano di commissariarmi, ha continuato la leader di Fratelli d’Italia, sarà proprio lei a tirarsi fuori da questo schema di gioco. 

Meloni, insomma, non vuole farsi indebolire prima del tempo. La banco di prova del Governo è arrivato, ma lo vuole affrontare solamente se ha i numeri e la buona volontà di tutti per farlo. “Ho un vantaggio sugli altri: per giocare questa sfida di governo devo almeno avere la speranza di fare bene”. 

In queste ultime ore, dopo il lunghissimo tira e molla sul caso Ronzulli, la fedelissima berlusconiana non inserita nella lista di Ministri della Meloni, le trattative con Berlusconi ritornano su un ministero: quello della giustizia. Il nome proposto da Forza Italia è quello dell’ex presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Meloni non sarebbe contraria al nome, ma al ministero della giustizia dato a Forza Italia. Nel partito c’è maretta e in molti non considerano utile fare un braccio di ferro su questo dicastero.

Nonostante la possibilità che Berlusconi non indichi Meloni come premier alle consultazioni al Quirinale, Meloni non molla. “Io vado avanti sulla mia strada, non mi faccio piegare, non mi faccio imporre nulla. So quello che devo fare e come farlo, nei prossimi terribili mesi che ci aspettano, e sarà decisivo iniziare bene se vogliamo durare. Ma posso farlo solo con una squadra coesa, di gente capace, su cui posso contare e di cui mi posso fidare. Altrimenti inutile anche solo cominciare”. 

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