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La rottura al telefono fra Conte e Draghi: “Io mi devo fermare, non posso far finta di niente”. Oggi al Colle

Il punto di rottura è arrivato ieri, telefonicamente. Nell’ultima telefonata fra Giuseppe Conte e Mario Draghi si è consumata la fine di questa convivenza difficile, mai serena. Le parti si sono rovesciate. Nonostante l’ex premier abbia consigliato a Draghi di non intestardirsi, di evitare di considerare la “non fiducia” di oggi come una sfiducia formale, per il professore non c’è stato nulla da fare. 

Draghi ha risposto piccato, senza spiragli di dialogo. “Caro Conte, sul merito dei nove punti che mi hai presentato sono sicuro che riusciamo a trovare un accordo soddisfacente per tutti, ci vorrà qualche tempo ma ci arriveremo. Però se domani non votate la fiducia io mi devo fermare, non posso far finta di niente”. 

Draghi avrebbe capito che Conte è chiuso e stretto in un partito che vorrebbe solamente uscire fuori dal governo, per riprendere consensi e abiurare tutto quello fatto in questi mesi, ma il premier considera i dissidi del M5s come problemi interni. Draghi, infatti, avrebbe detto a Conte – secondo il quotidiano Il Foglio: “Come la risolvi non è un problema mio”. Il problema ora è che il gioco non è più fra Conte e Draghi. Sulla giostra della crisi, ieri, sono saliti tutti i leader: Salvini, Berlusconi, Letta, Meloni, Calenda: tutti hanno auspicato che, senza una fiducia piena al governo, si torni a dare la parola agli italiani. 

A Palazzo Chigi il clima sarebbe proiettato verso questo scenario. Fra chi dice “i barbari, purtroppo, non si sono romanizzati” e chi afferma “serenamente torniamo tutti alle nostre vite precedenti”, l’umore è quello di un fine corsa. Draghi, del resto, l’aveva già annunciato, anche a Mattarella: senza il M5s viene meno il presupposto per cui è nato questo Governo, ovvero “la grande coalizione”. 

Draghi, questa sera, dopo la non-fiducia da parte dei grillini sicuramente si recherà al Quirinale per illustrare la situazione al presidente Sergio Mattarella. Il presidente non considera questa crisi come una crisi reale, ma come un problema extraparlamentare; dunque, la decisione sarà ancora nelle mani di Mario Draghi. Il ritorno di Draghi a Palazzo Chigi, però, risulta complesso: la crisi, ora, si è allargata. E tutti maturano la voglia di andare a votare, cimentandosi e capitalizzando più consensi possibili. 

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