Attualità Capitanata

La classe dirigente che serve alla citta’ e il valore del suo capitale sociale

La conoscenza è l’elemento alla base del quale Paesi, città e territori progettano il proprio futuro. Avere una visione di sviluppo economico e sociale presuppone l’esistenza di un capitale sociale già pronto o da creare che abbia il valore giusto per “mettere a terra” la visione e la strategia.
Per dirla in altri termini, la città potrà riavviare un processo di crescita sostenibile e resiliente se avrà una classe dirigente all’altezza delle sfide da affrontare e un capitale sociale adeguato.

Chiunque voglia Governare la città nei prossimi anni non può non tenere conto dei seguenti problemi:

  • Squilibrio finanziario del bilancio comunale e manovra finanziaria da attuare;
  • PIL pro capite tra i più bassi d’Italia;
  • Tassi di disoccupazione e di inattività allarmanti;
  • Prevalenza di rendita a sfavore del lavoro grazie a corporazioni, monopoli e lobby;
  • Demografia tutta in regressione con prevalenza di anziani su giovani e spopolamento continuo delle risorse migliori;
  • Livelli di disuguaglianze insopportabili di ricchezza posseduta, di reddito e di opportunità;
  • Tassi di povertà assoluta di tantissime famiglie che genera emarginazione ed esclusione sociale.

(Per una conoscenza più approfondita di queste situazioni rimando al libro “Il Futuro della Città. La Via morale dello sviluppo” disponibile presso l’edicola il Papiro).

Pertanto, ai tanti che si stanno candidando alla gestione della cosa pubblica non si può non ricordare le tante sfide da affrontare e, la responsabilità che ciò comporta. Se non si troveranno le soluzioni possibili né saranno irrimediabilmente travolti.
La futura classe politica va trovata necessariamente nel miglior capitale sociale che la città dispone. Allora vediamo quanto vale il suo capitale sociale.
Il 30,10% dell’intera popolazione sipontina non arriva neanche alla licenza elementare (17.187 individui), di cui il 17,10% (9.764 individui) è completamente analfabeta o senza titolo. La popolazione diplomata è pari al 42,57% (24.308 individui) su una media delle regioni meridionali del 54% e del 65,7% del Nord Italia. I laureati costituiscono il 27,33% della popolazione (15.605 individui) rispetto ad un dato regionale del 21,8% e un dato nazionale del 19,6%. Rispetto alla media regionale e nazionale la città di Manfredonia ha più analfabeti, meno diplomati ma più laureati. Pertanto, complessivamente vi è una buona dotazione di capitale sociale dalla quale far emergere la futura classe politica.
Per essere affrontati e risolti i gravi problemi della città sarà necessario costruire una leadership collettiva e non più individuale, come è stato negli ultimi 20 anni ed oltre. La complessità che viviamo con la globalizzazione, l’innovazione tecnologica e le interconnessioni, ha completamente annullato le leadership individuali. Se ci affideremo ancora a individualismi il risultato sarà scontato: fallimento su tutti i fronti e rischio di coesione sociale.
Oggi come non mai nella storia della città si ha bisogno di Civil Servant pubblici e privati che si mettono a disposizione del bene pubblico. Bisogna da parte di tutti, riscoprire l’orgoglio di lavorare per la città e, questo non vale solo per i dipendenti pubblici ma coinvolge anche imprenditori, professionisti e privati cittadini che non possono sentirsi estranei al bene comune.
In altri termini, è tempo della responsabilità collettiva e, soprattutto è tempo dell’impegno della classe dirigente privata più ricca e agiata, quest’ultima deve dare di più e fare di più, mostrare di avere una cultura più profonda del bene pubblico: condividere un progetto a favore della crescita del capitale umano della città e, conseguentemente dello sviluppo sociale ed economico. Rendite e ricchezza accumulata in passato per posizioni monopolistiche, corporative e di lobby vanno in parte riversate per il bene pubblico altrimenti a rimetterci saremo tutti.
Per la città di Manfredonia vale la frase che venne scritta da un anonimo su un muro della Germania subito dopo la seconda guerra mondiale: “Se hai perso del denaro non hai perso nulla, con un buon affare potrai recuperalo. Se hai perso l’onore hai perso molto, ma con un gesto eroico potrai riaverlo. Se hai perso il coraggio hai perso tutto”.   

 Nicola di Bari

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Redazione

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