Il terribile terremoto del 31 maggio 1646 sul Gargano
Il terribile terremoto del 31 maggio 1646 sul Gargano
Il 31 maggio 1646 sul Gargano si verificò un terremoto distruttivo.
L’analisi ed il racconto di IngvTerremoti
Il terremoto del 31 maggio 1646 – la cui l’area epicentrale risultava situata immediatamente a est di quello del 1627, nel cuore del promontorio garganico – era conosciuto come un evento importante ma decisamente più piccolo. La sua esistenza era nota alla tradizione sismologica italiana fin dal Seicento.
Agli inizi del Novecento Mario Baratta, nella sua famosa compilazione I terremoti d’Italia (Baratta, 1901) sottolineava la natura “garganica” dell’evento – “ha […] colpito la intera penisola Garganica e specialmente riuscì rovinoso nella parte orientale” – e citava, tra le altre fonti, anche un passaggio della “Cronologia de’ vescovi et arcivescovi Sipontini” di Pompeo Sarnelli (1680) in cui quel terremoto veniva descritto.
Solo in anni recenti, nel corso di una estesa e sistematica indagine su fonti giornalistiche sei-settecentesche, sono state trovate nuove e preziose informazioni sul terremoto del 1646 (Camassi et al., 2008): queste principalmente sono contenute in corrispondenze diplomatiche e avvisi manoscritti, individuati negli Archivi di Stato di Modena e Firenze, e nell’Archivio Segreto Vaticano.
LE PRIME NOTIZIE DEL TERREMOTO SUL GARGANO ARRIVARONO DA NAPOLI
La Capitanata, come le altre province della Puglia (la Terra di Bari e la Terra d’Otranto) e tutta l’Italia meridionale, faceva parte del Regno di Napoli, che all’epoca era sotto il dominio della corona spagnola retta dal re Filippo IV (1621-1665), che vi aveva istituito un Vicereame. A Napoli, capitale del regno, risiedevano numerosi consoli, ambasciatori e altri diplomatici di vari stati italiani ed europei. Le prime notizie sul terremoto riguardano proprio l’avvertimento della scossa nella capitale partenopea.
Il 5 giugno gli ambasciatori a Napoli – fra cui il Nunzio Apostolico, cardinale Altieri, e il console del Granducato di Toscana – cominciano a spedire ai loro sovrani i dispacci con notizie di gravi danni e molte vittime in Puglia. Il quadro degli effetti si precisa con gli avvisi e dispacci dei giorni seguenti.
Il 9 giugno, per esempio, il Nunzio Apostolico scrive a Roma: “[il terremoto ha] fatto cadere in più di 20 luochi molte Case, Campanili, e grosse Muraglie di fortezza con morte di mille Persone”; il 19 giugno il console fiorentino scrive: “quasi tutte le case, che non erano cadute […] la maggior parte erano rimaste inhabitabili, et il danno fatto da d[etto] terremoto si và ogni dì più scoprendo maggiore tanto nella mortalità delli habitanti come delle case”.
Il quadro che ne emerge (nella figura in alto) è quello di un grande terremoto che causò danni gravissimi non solo nei paesi del promontorio garganico ma in un’area molto più vasta, estesa da Vieste a Foggia e al Subappennino Dauno (Troia, Bovino, Ascoli Satriano), da Serracapriola (al confine col Molise) e dalle isole Tremiti fino a Canosa di Puglia, sull’altopiano delle Murge.
LE CITTA’ CHE SUBIRONO MAGGIORI DANNI
Distrutte Vieste, Ischitella, Vico del Gargano e Rodi Garganico.
Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, Sannicandro Garganico e l’insediamento fortificato di Torre Fortore furono “rovinate più della metà”, secondo avvisi e corrispondenze molto vicini all’evento. Verso l’Appennino i danni furono altrettanto gravi a Torremaggiore, più modesti ad Apricena e San Severo.
Nella Capitanata meridionale ci furono danni gravissimi a Troia e Serracapriola, danni più modesti (ma comunque gravi) a Bovino e Ascoli Satriano.
A Foggia fu gravemente lesionato il Convento dei Cappuccini e “rovinarono sei Case, ma solamente con la morte di due persone”.
Secondo un avviso del 16 giugno i danni raggiunsero anche le isole Tremiti. Il terremoto fu avvertito fortemente ma senza danni a Napoli (dove causò panico) e a Bari, e distintamente nell’area di Montecassino (Camassi et al., 2008).
La distribuzione degli effetti di danneggiamento causati dal terremoto del 31 maggio 1646 nella sua porzione più occidentale va a sovrapporsi all’area maggiormente danneggiata dall’evento del 30 luglio 1627.
TERREMOTO GARGANO: LA DISTRIBUZIONE NEGLI ANNI
E’ importante notare come la sequenza di forti eventi che dal 1627 e per oltre 60 anni ha interessato questo settore della Puglia, nei 3 secoli successivi non si sia più ripetuta, almeno fino ad oggi e con quelle caratteristiche. Gli epicentri macrosismici dei terremoti del 1646, 1647, 1657 e 1688 mostrano un allineamento e una successione temporale che va da Est a Ovest e che, secondo lo studio di Camassi et al. (2008), sarebbe riconducibile a diverse sorgenti sismogenetiche che si sono attivate in sequenza, probabilmente come conseguenza della grossa quantità di energia liberata dal terremoto del 1627 che ha perturbato fortemente l’intero settore.
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