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I simboli dei “cammini” e le testimonianze dei pellegrini

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I simboli dei “cammini” e le testimonianze dei pellegrini

Santiago, Roma, Monte Sant’Angelo e La Terra Santa 

Come è noto, il Medioevo fu caratterizzato dal fenomeno dei Pellegrinaggi  che portavano immense folle di fedeli presso i Luoghi della Cristianità    uomini di etnie e culture diverse, uniti nell’unico scopo di cercare una risposta  ,un segno, insomma la ricerca dell’Assoluto e della Verità.

Nel suo peregrinare  l’uomo aveva due motivi:

il primo: cercare Dio e trovare se stesso-

L’altro: è cercare se stesso e trovare Dio.

Sappiamo che tre erano le mete del Pellegrinaggio  incentrato su un asse che univa le tre ricerche:

L’ HOMO, L’ANGELUS e il DEUS.

L’HOMO rappresentava i luoghi dove vi erano i resti umani degli Apostoli e quindi:

Santiago de Compostela in Spagna dove secondo la tradizione , nel “campo della stella” furono trovati i resti  di San Giacomo.

Quindi da Santiago   verso la patria della Cristianità : Roma, dove c’erano i corpi  di San Pietro e d San Paolo.

Toccati i luoghi dell’HOMO si partiva   verso i luoghi dell’ANGELUS

Proseguendo sulla direttrice detta Via Francigena,   verso il Monte Gargano dove l’Arcangelo Michele aveva scelto una Grotta come Sua residenza terrena: Monte S. Angelo sul Gargano, la Montagna del sole.

Infine, dai porti della Puglia, tra cui Siponto e Brindisi i Pellegrini si imbarcavano presso i luoghi del DEUS,

la Terrasanta, Gerusalemme e Gerico.

Nei luoghi raggiunti, i pellegrini prendevano a ricordo, ma anche come testimonianza, un particolare oggetto-simbolo che ne attestava  il  passaggio.

 Il simbolo di Santiago era la Conchiglia di San Giacomo di Compostela, il cosiddetto pecten jacobeus,le vere conchiglie della capesante ,pescate nel mare della Galizia e raccolte sulle sue spiagge.

Queste conchiglie grandi, servivano per attingere acqua e per bere ma anche, in caso di necessità, di battezzare qualcuno che non ce la faceva a sopravvivere durante il “cammino”.

Infatti, in molte chiese, le acquasantiere   hanno la forma delle conchiglie: ma ho visto molti sacerdoti battezzare attingendo l’acqua benedetta con un attingitoio a forma di conchiglia.

La foto 1 riproduce   una conchiglia  che mi è stata regalata da un’amica che è stata a Santiago.

Il simbolo impresso in rosso sulla conchiglia rappresenta l’Ordine di San Giacomo : una Croce a forma di spada con la punta rivolta in giu’.

 I luoghi dell’ HOMO si concludevano a Roma, come detto, dove c’erano i corpi S.Paolo e di San Pietro.

A ricordo di questo passaggio, i pellegrini (detti romei) acquistavano la cosiddetta “quadrangula”  , una piastrina metallica in piombo  o in  stagno o peltro o rame, con quattro  asole.

In rilievo vi erano le figure stilizzate, di San Pietro e San Paolo, il primo connotato dalle chiavi e il secondo dalla spada.  Con le iniziali  Petrus e Paulus  .Queste piastrine venivano cucite  sul saio del pellegrini.

Una di queste rarissime  quadrangulae (nella foto), è stata rinvenuta durante gli scavi del 2000-2005 nell’area della Siponto Antica… e è stata tratta dal testo della Dott.ssa Laganara responsabile di quella campagna di scavo : “Siponto, Archeologia di una città abbandonata nel Medioevo” Ed. Grenzi.

Quindi i pellegrini , imbarcandosi dai porti della Puglia ( Siponto, Brindisi ,ecc.) giungevano ai luoghi del DEUS, la Terrasanta, toccando Gerusalemme e  , dalla piana di Gerico portavano  come ricordo un frammento delle palme di Gerico e per questo erano detti “Palmieri”.  

Da uno studio del Dott.  Gianni Iacovelli ,medico di Massafra apprendiamo dal suo “L’Epopea del vino tra Mito Medicina e Storia”,  che Brindisi ,dopo il Mille, aveva assunto una importanza particolare come punto d’imbarco e di sbarco dei Crociati e pellegrini che partivano per la Terrasanta o ne ritornavano. Attorno a questo terminale marittimo pullulava una miriade di taverne che accoglievano i pellegrini e offrivano gratis pane e olive, facendosi pagare soltanto il vino. Con il vino si salutava,in queste taverne ,chi partiva  e arrivava via mare :nasceva il saluto augurale con il calice alzato,che viene chiamato appunto, “brindisi”; era l’augurio di potersi ritrovare  nella città dopo il viaggio,pieno di incognite di andata e ritorno..

  Ma cosa portavano  i pellegrini  a ricordo e testimonianza da Monte S.Angelo, i luoghi dell’ ANGELUS?

(e questo è il motivo di questo mio contributo)

Non ne trovavo  traccia,  e per molto tempo me lo sono sempre chiesto non trovando nessun riscontro in   letteratura-

Quando negli anni ’70 giunsi a Siponto, vedevo molte persone che dopo aver visitato S.Michele a  Monte S.Angelo , si portavano dietro delle penne e pennacchi  colorati e non  me ne spiegavo il motivo e non ebbi risposte da chi allora avevo interpellato.

Finalmente, visitando l’Abbazia di Pulsano, conobbi Padre Fedele al quale chiesi, con una e-mail (del 2010) se, attraverso le testimonianze storiche o locali mi poteva dare una risposta a questo mio dubbio.

Ecco la risposta (sempre del 2010):

Gentile sig. Caroleo,

dopo ricognizioni fatte presso il clero  e i fedeli locali, le confermo che è antichissima tradizione per i pellegrini a Monte S.Angelo, di partire legando ad un bastone (bordone) ,un rametto di pino con una o più pigne legate: come saprà ,la pigna è segno di resurrezione  e usata anche ,nella benedizione del Cero pasquale ,infliggendone anche cinque  sullo stesso.

Saluti, Padre  Fedele  Abbazia di Pulsano.

Delle penne colorate nessuna menzione.

 Lo stesso quesito l’ho posto di recente anche al  già parroco  Siponto, Don Leonardo  Petrangelo, ex rettore della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Monte Santangelo e grande conoscitore delle vicende storiche legate a Monte S.Angelo, sempre  pazientemente  disponibile:    egli risponde anche all’usanza dei pennacchi colorati.

Ecco la sua riposta:

“Dagli atti della visita di Orsini a Monte s. Angelo……,parla diffusamente  delle grosse pietre  che i pellegrini trasportavano dal fondo della vallata , come espiazione dei propri peccati  e anche degli alberi  per la costruzione  dei locali annessi  alla sacra Grotta, e poi aggiunge che sempre i pellegrini, usano portare un rametto di questi alberi come ricordo del loro pellegrinaggio: oggi vi sono in quella zona querce e pini e questa può essere una prova dell’usanza in causa..,

Per   l’usanza delle penne colorate,  esse alluderebbero alle Ali dell’Arcangelo, tenendo presente che dal 1500 in poi , le immagini,colorate  di San Michele davano le ali variopinte ….

Don Leo Petrangelo, parroco e x rettore della Basilica di Siponto.

Pertanto, posso affermare che le ipotesi dei rametti di pino  e delle pigne, come anche quella legata alla tradizione delle penne variopinte, riferentesi alle ali dell’Arcangelo  possono  essere  avvalorate.

Un’altra suggestiva e bellissima testimonianza mi è stata data dal sig. Antonio Bisceglia, che ringrazio, che per anni ha documentato   i Pellegrini che da Monte raggiungevano Bari a piedi e durante la discesa aggiungevano al bastone    le infiorescenze  piliformi della  “Stipa pennata”  dette appunto   “capelli degli Angeli “, con riferimento credo,ed è una mia ipotesi, alla chioma fluente della Statua di San Michele del Sansovino esposta   nella grotta a lui dedicata.

Quindi, Conchiglia a Santiago, Quadrangula a Roma, Palma e sabbia   dalla Terrasanta , e a Monte S.Angelo ramo di pino e pigne simbolo di resurrezione   ma  anche  penne colorate  a ricordo delle Ali dell’Arcangelo che scelse Monte come sua casa terrestre, e i  rami di stipa pennata simili ai capelli d’Angelo. A tal proposito voglio ricordare che anche nella Grotta di San Michele di Cagnano Varano, vi è impressa nella roccia la forma di un’ala lasciata dall’Arcangelo.

Aldo Caroleo, Siponto…2023  riprop.

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Redazione

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