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Da Sodoma a Gomorra, passando attraverso il Carnevale – Parte 2

Già dal Settecento i festeggiamenti del Carnevale a Manfredonia cominciavano a partire dal 17 gennaio, giorno di S. Antonio Abate, al grido di “Sand’Andùnje mášquere e sune” (Sant’Antonio Maschere e Suoni).

Per ogni giovedì di Carnevale fino agli anni ottanta si attrezzavano in sale da ballo o in garage o in semplici case, spostando tavoli e sedie, le “socie”, che erano vere e proprie balere. L’usanza voleva che i vari gruppi di amici giravano da una socia all’altra: un paio di balli e poi via.

Il mensile dell’Archidiocesi sipontina “Vita Cattolica”, nel 1938 esprimeva così la preoccupazione delle guardie ecclesiastiche su questa usanza: “Giovanetti rabbiosi, ragazze frenetiche che non sanno rinunciare al turpe divertimento del ballo. Passioni roventi si sviluppano e ardono, affetti pravi che iniziano; mode turpi, nudismo, che si usano; abbracciamenti disonesti che si fanno; peccati che si consumano nel bollore della danza e negli agitati ritrovi notturni; tresche che si svolgono; onore che spesso si perde; malizie che s’imparano”.

E di scandalo in scandalo, arriviamo nell’era contemporanea. È solo dopo la seconda guerra mondiale che diventò sempre più impellente nel popolo sipontino il desiderio di coordinare e disciplinare l’organizzazione di una manifestazione già allora ritenuta tra le più antiche, importanti ed interessanti della città. A tale scopo nel 1955 venne costituito per la prima volta un gruppo di lavoro, denominato “Comitato per il Carnevale Sipontino”. E, sempre nel 1955, con delibera di Consiglio Comunale del 22 febbraio, il Comune ufficializzò l’importanza della manifestazione decidendo di elargire per la prima volta un contributo (di 100mila lire) per supportare un considerevole “sussidio per I’incremento turistico cittadino”.

Il Corso Mascherato, com’era chiamata inizialmente la gran parata dei carri allegorici e dei gruppi mascherati, richiamava migliaia di persone dai paesi limitrofi, tanto che nel 1957 la denominazione del carnevale e del comitato deputato ad organizzarlo passò da sipontino a Dauno. Alla fine degli anni cinquanta, infatti, diversi eventi erano organizzati oltre che a Manfredonia anche a Foggia, a sottolineare che la manifestazione per la sua importanza non era circoscritta alle rive del Golfo, ma all’intera Capitanata.

Il Carnevale di Manfredonia è arrivato fino ai nostri giorni richiamando ogni anno, con la spettacolare Grande parata dei monumentali carri allegorici in cartapesta, dei Gruppi mascherati e della Sfilata delle Meraviglie, più di centomila visitatori, oltre all’intera cittadinanza, lungo i due chilometri di percorso.

La manifestazione si è consolidata nei secoli diventando un immenso laboratorio sartoriale e coreografico, una grande palestra di socialità e di stupefacente attività manipolativa, ed una fucina di talentuose maestranze che riescono, con l’uso sapiente dei materiali tradizionali e delle tecniche più innovative, a rappresentare i temi più dibattuti della politica e dell’attualità proponendole in chiave satirica ed irriverente.

Il Carnevale di Manfredonia è storia, cultura, tradizione che si perde nella notte dei tempi. Ma è anche molto altro ancora. Una festa da scoprire e da vivere… a Manfredonia.

Maria Teresa Valente, rivista ufficiale del Carnevale di Manfredonia 2019

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Redazione

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