Attualità ManfredoniaManfredonia

Con la morte del settore pesca il consequenziale declino di Manfredonia

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]

Con la morte del settore pesca il consequenziale declino di Manfredonia

Chissà in quanti hanno fatto questa doverosa riflessione, in primis politici ed a seguire, economisti del territorio e cittadini comuni.

Manfredonia da tempo vive un evidente, inesorabile e forse irreversibile declino economico che difficilmente potrà essere arrestato.

Chi ha avuto la fortuna di vivere un cinquantennio di vita, quindi, gli anni 70, 80 e novanta, ricorderà con dovizia di particolari la florida economia di Manfredonia di quegli anni, basata prevalentemente sulla pesca ed agricoltura, le due vocazioni naturali economicamente rilevanti e produttive della città.

Oltre 660 pescherecci, di piccole, medie e grandi dimensioni, ormeggiati, strettamente uno accanto all’altro, sul molo di levante, di ponente e banchina tramontana oltre che al centro dei due bracci dei moli, a causa della penuria di posti per ormeggiare.

Laddove oggi vi è il Luc che fa bella mostra di sé per qualche sporadica manifestazione culturale, sociale o politica, un tempo sorgeva lo storico mercato ittico nel quale ogni giorno transitavano centinaia di migliaia di tonnellate di pesce fresco che dopo essere stato acquistato e selezionato per qualità dai commercianti del posto raggiungeva i mercati ittici dell’intero Stivale per essere venduto. Non era inusuale trovare nei ristoranti del nord, la dicitura sul menù: pesce fresco di Manfredonia.

Centinaia di miliardi di fatturato annui solo dal settore pesca, una valanga di soldi che veniva immessa prevalentemente nel circuito economico cittadino con conseguenze di tutto rilievo per l’economia della città.

Tra pescatori e tutto l’indotto che gravitava intorno al settore pesca, in quegli anni, hanno trovato occupazione decine di migliaia di persone. I floridi incassi dei negozianti dipendevano quasi esclusivamente dal comparto marineria, i cui addetti, non si sono mai fatti mancare nulla.

Tutto è cambiato con l’ingresso dell’Italia nella famelica Unione Europea, che teoricamente, secondo l’ecomista e premier Prodi avrebbe dovuto migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini, divenuti, ormai sudditi, mentre, anno dopo anno, li ha ridotti letteralmente alla fame. Per soffermarci al settore pesca, le paradossali normative europee, mai osteggiate nelle sede di Bruxelles, dai rappresentanti politici nazionali, hanno determinato, anno dopo anno, la evidente contrazione del settore pesca, prossimo alla morte.

I pescherecci si sono ridotti di oltre due terzi rispetto al passato, il che ha significato conseguenziale contrazione dell’economia cittadina, di posti di lavoro in quel settore e declino sempre più evidente della città. Quale potrebbe essere l’alternativa al settore pesca, l’industria? Esperimento quest’ultimo miseramente fallito un ventennio fa con l’esperimento “Contratto d’area”.

Quale il futuro di questa città, una volta che il settore pesca, probabilmente entro un decennio, avrà celebrato il proprio funerale? Calo demografico certificato, scarsa propensione della gioventù a vivere a Manfredonia o tornare dopo il conseguimento della laurea, rappresentanto, uno dei temi principali del dibattito politico locale. Occorre invertire necessariamente la tendenza, diversamente, tra un ventennio, la città potrebbe diventare e si spera ovviamente di no, una grande casa di riposo.


Antonio Castriotta

[esi adrotate group="1" cache="public" ttl="0"]