Bersani: “Berlusconi era empatico. Quella volta che mi tenne la mano in ospedale…”

Oltre Romano Prodi, anche Pierluigi Bersani – storico leader della sinistra – ha tentato nel 2013 di “smacchiare il Giaguaro” Berlusconi. Quell’elezione politica, che fu non- vinta dal PD di Bersani, mise sullo stesso piano di gioco il leader del Pd Bersani e un Berlusconi ormai fuori dai giochi politici che aveva dominato nel lungo ventennio del suo impero. Quello scontro, però, fece nascere un rapporto di stima e di affetto fra i due. Oggi, sul Corriere della Sera, Pierluigi Bersani commenta la morte di Berlusconi con affetto e partecipazione.
“Ognuno tiene il suo giudizio, ma che sul piano storico e politico sia una persona di rilievo nella storia della Repubblica è indiscutibile. Credo si possa dire che lui, dopo la senilità paludosa della prima Repubblica e di Tangentopoli, ha dato per una ventina di anni l’imprinting di un elemento che in parte ancora c’è. Quale? La personalizzazione della politica, che per vincere diventa critica della politica e poi antipolitica e questo è un made in Italy che deriva da Berlusconi. Voleva essere la soluzione di un problema, è diventato un guaio”.
La parabola di successo (imprenditoriale, politica, televisiva e sportiva) di Berlusconi secondo Bersani si può spiegare con una profonda empatia del Cavaliere e con un talento di connessione con ampi strati della popolazione. “Insieme agli interessi che lui certamente rappresentava c’è un elemento di mistero, che si chiama empatia e che riguarda molto il rapporto con gli strati popolari”.
Bersani, poi, ha rivelato un particolare privato del rapporto con Berlusconi. Il 13 dicembre 2009 Berlusconi fu colpito a Milano da una statuetta del Duomo. L’immagine del suo volto insanguinato fece il giro del mondo e Bersani non aspettò molto per correre in ospedale e sostenere l’avversario politico colpito dall’odio e dalla violenza di un matto. Il ricordo più forte che ha di Berlusconi è proprio quella mezz’ora al San Raffaele di Milano. “In verità fu lui a tenere la mano a me. Ci riconoscevamo reciprocamente un tratto di umanità, anche se io pensavo che la sua fosse più controversa. Dentro quel vitalismo c’era una capacità che mi ha sempre colpito. Era uno che si faceva i suoi affari, ma trasmetteva una generosità che affascinava. Io ne ho avuto tante prove incontrando la gente anche più umile”, il ricordo dell’ex segretario Pd.