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Bambina annega in un parco acquatico in provincia di Foggia, 2 medici la salvano dopo 15 minuti di massaggio cardiaco

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«Abbiamo sentito delle urla provenire da bordo piscina e abbiamo visto la bambina immobile e incosciente. Abbiamo temuto il peggio, ma non abbiamo mollato un attimo praticando massaggio cardiaco e ventilazione»: sono le parole di Paola Di Monte e Pasquale De Biasio i medici di Casa Sollievo della Sofferenza che la scorsa domenica hanno salvato la vita ad una bambina di 6 anni che stava annegando nella piscina di un parco acquatico.

Sono Paola Di Monte e Pasquale De Biasio i medici di Casa Sollievo della Sofferenza che, assieme al responsabile dei bagnini Ilario De Angelis, la scorsa domenica hanno salvato la vita ad una bambina di 6 anni che stava annegando nella piscina di un parco acquatico.

All’improvviso i due medici, specialisti in pronto soccorso lui e in rianimazione lei, hanno sentito delle urla provenire da bordo piscina. «Al nostro arrivo abbiamo visto una bambina a terra, immobile e incosciente» hanno affermato. Intanto De Angelis, da tempo istruttore nei corsi di BLS-D, aveva già iniziato a praticare le manovre di primo soccorso.

«Sono stati 15 minuti lunghissimi – hanno continuato – abbiamo davvero temuto il peggio, ma non abbiamo mollato un attimo praticando massaggio cardiaco e ventilazione».

All’interno della struttura era presente anche un defibrillatore automatico con il quale è stato possibile monitorare i parametri della bambina per tutto il tempo.

Una volta ripresa, la bambina è stata trasportata a Casa Sollievo della Sofferenza, dov’è stata in osservazione alcune ore presso la Rianimazione pediatrica e poi ricoverata alcuni giorni nel reparto di Pediatria.

«Il messaggio che vorremmo lanciare dopo questa toccante esperienza – hanno concluso i due medici – è sensibilizzare l’importanza di una sempre maggiore diffusione dei corsi di primo soccorso BLS-D sul territorio perché nei primissimi momenti, prima che arrivino i soccorsi avanzati, le manovre rianimatorie di base sono davvero salvavita. Dovremmo quindi sforzarci per diffondere sempre più tra la popolazione, nelle scuole e nei vari ambiti lavorativi la frequentazione a questi corsi». 

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