Anfiteatro e non solo: le scoperte di Siponto
L’anfiteatro di Siponto aveva dimensioni di 70 metri x 68. Inutile negare che, negli scavi delle università di Bari e di Foggia, la “carta” del grande edificio simbolo della romanità sia archeologicamente importante e utile per attirare l’attenzione di un pubblico oltre gli specialisti. Già alla prima campagna di scavi si era capito che, del monumento dell’epoca di Augusto, c’era molto di più che i ben conosciuti resti che, nei secoli, erano stati trasformati in quella masseria ancora esistente, con il suo particolare muro ricurvo in opera reticolata. Ora si è arrivati alla seconda campagna, diretta da Roberto Goffredo, Maria Turchiano (Università di Foggia) e Giuliano Volpe (Bari). Gli studenti di archeologia hanno in queste settimane potuto appurare che dell’edificio, come facevano sperare le indagini geofisiche, restano anche testimonianze materiali significative: “in due punti diversi, la conservazione del muro perimetrale, realizzato in una bella opera reticolata, fino a quasi tre metri di altezza – racconta il comunicato di chiusura scavo – Diversamente da quanto si poteva temere, il livello di conservazione del monumento è significativo almeno nella parte inferiore del muro di delimitazione e, verosimilmente, anche nella parte inferiore della cavea e nell’arena”.
Sarebbe però far torto ad un grande impegno scientifico limitarci all’anfiteatro-icona, le cui strutture saranno più comprensibili per i visitatori dalle prossime campagne. In realtà gli archeologi stanno cercando di comprendere molto di più, ossia la storia stessa, e la fine, della grande città di Siponto, di fatto letteralmente “sostituita” nelle sue funzioni da Manfredonia che, tra l’altro, potè contare su gran parte del materiale di costruzione proveniente dalla grande “cava” della città più antica, che penetra a fondo anche nel medioevo.
È la città stessa il progetto, non qualche monumento sparso, sia pur fortemente evocativo. Ecco allora apparire, nelle parole dei ricercatori, “numerosi edifici di età medievale, case, magazzini, fosse granarie, sepolture, individuati in particolare nel quartiere prossimo al porto, tra cui emerge un imponente edificio medievale risalente probabilmente agli anni di Federico II, nel cuore della città, dove si è indagata una grande domus medievale, articolata in vari ambienti e dotata di un pozzo”.
Siponto può già contare, come faro di attrazione, sui resti della basilica paleocristiana, su cui si è innervata la famosa installazione contemporanea di Edoardo Tresoldi, e sull’adiacente chiesa romanica di Santa Maria Maggiore. L’anfiteatro, una volta scavato, potrà rappresentare un nuovo landmark del parco archeologico.
IN QUESTO VIDEO 2021 LE CHIESE PALEOCRISTIANA E MEDIEVALE, CON L’OPERA DI EDOARDO TRESOLDI:
Ma quello che conta veramente è quanto verrà studiato in mezzo, l’impianto della città stessa, le sue trasformazioni, il suo tramonto. Le testimonianze materiali, indagate con i metodi dell’archeologia contemporanea, hanno molto da raccontare sulla storia di quello che fu, sotto Roma, uno dei più importanti porti dell’Adriatico per le granaglie. Quindi una città di notevole importanza strategica. Che ha le caratteristiche ideali per essere indagabili archeologicamente, perché l’urbanizzazione di Manfredonia avvenne poco distante, lasciando quindi ai campi coltivati l’onere di continuare a livellare e rivoltare il terreno con le arature di millenni, ma anche l’onore di aver evitato che una città sorgesse sulla città antica, permettendo agli archeologi di poter dispiegare l’intero armamentario della disciplina: indagini geofisiche, analisi, scavo stratigrafico su ampie aree, possibilità di condividere con il pubblico i propri risultati anche dal vivo, non nascondendo il sito archeologico ma scavando “a vista”
“Al di là delle specifiche e note valenze archeologiche del sito di Siponto – dichiara la Soprintendente Anita Guarnieri – l’esperienza di collaborazione tra la Soprintendenza ABAP BAT e FG, la Direzione Regionale Musei e le due Università coinvolte è testimone del rapporto sinergico avviato tra i vari Istituti da qualche tempo. Nel considerare che la ricerca scientifica si pone sempre come lo strumento di conoscenza e di consapevolezza delle proprie identità, ci si augura che tutta l’area e i materiali archeologici rinvenuti possano presto essere valorizzati grazie all’elaborazione di un progetto organico anche a fronte di ulteriori future attività di lavoro congiunto“. Un concetto che viene ampliato anche dal riferisce il direttore regionale Musei Puglia, Luca Mercuri: “La collaborazione trasversale tra Ministero e Università, presupposto per consentire attraverso un dialogo costante, un vivace e costruttivo dibattito scientifico, sta dando ottimi frutti. Questa preziosa riconnessione tra ricerca e tutela sta aumentando conoscenze che saranno fondamentali per le attività di valorizzazione in corso a Siponto, ma anche in vista dell’ampliamento delle aree di visita del Parco”
Nota: Lo scavo di Siponto, condotto dalle università di Bari e Foggia, è su concessione del Ministero della Cultura, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Barletta, Andria, Trani e Foggia (Soprintendente arch. Anita Guarnieri, Funzionario responsabile dott.ssa Donatella Pian), la Direzione Regionale Musei Puglia (Direttore dott. Luca Mercuri, Direttore del Parco Archeologico arch. Francesco Longobardi).