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Padre Pio e i popoli crocifissi di oggi: l’omelia dell’arcivescovo Moscone nella festa del Santo con le stimmate

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Padre Pio e i popoli crocifissi di oggi: l’omelia dell’arcivescovo Moscone nella festa del Santo con le stimmate

Nella festa di San Pio da Pietrelcina, l’arcivescovo padre Franco Moscone ha invitato a guardare al nostro tempo con lo stesso sguardo che il santo delle stigmate ha saputo incarnare: uno sguardo universale, capace di abbracciare il dolore dell’umanità.

Fin dall’inizio ha rivolto il suo pensiero al Patriarca latino di Gerusalemme, cardinale Pierbattista Pizzaballa, impossibilitato a presiedere la celebrazione perché rimasto accanto alla sua Chiesa: «Mi sento di dire grazie al Patriarca per non essere qui, per essere rimasto là, insieme alla sua comunità, a portarne il pesante peso di questo preciso momento storico. Con lui la piccola comunità cattolica di Gaza, appena 400 persone, tra cui le suore di Madre Teresa, che non abbandonano il loro posto e rimangono come testimonianza di vita, di amore e di salvezza».

Il richiamo alla Palestina è risuonato con forza anche nelle parole pronunciate pochi giorni fa dal cardinale Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, nella festa di San Gennaro: «Vorrei esporre a fianco della teca del sangue di San Gennaro anche il sangue dei bambini, dei martiri, dei feriti e degli uccisi nella Striscia di Gaza: sangue umano che grida di fronte a Dio il bisogno di vita, di salvezza, di giustizia, di pace».

Da qui il parallelismo con Padre Pio: «San Giovanni Rotondo, con le stigmate di Padre Pio e le reliquie del suo sangue, ci chiede di guardare il popolo martirizzato della Palestina e riconoscere in esso oggi l’esperienza delle stigmate del nostro caro e amato Padre Pio da Pietrelcina». La riflessione si è intrecciata con la voce dei profeti: «L’autentica sapienza di Dio – ha ricordato – è quella che scombina la sapienza di questo mondo, che fa cadere i potenti dai loro troni e utilizza come arma l’amore e il servizio, come strumenti la preghiera e la disponibilità». E con la testimonianza di Padre Pio, «sapiente della sapienza del Vangelo, forte della potenza della croce, ricco di una vita donata senza mezzi termini», capace di insegnare a guardare «ai popoli crocifissi di oggi come immagine del Cristo crocifisso».

Due voci del nostro tempo hanno fatto da sigillo all’omelia di padre Franco: Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano martire del nazismo, che scriveva: «Gesù non è venuto per fondare una nuova religione, ma per dare la vita perché l’umanità intera abbia vita»; e mons. Italo Calabrò, Servo di Dio, tra i fondatori della Caritas italiana, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita: «I poveri sono l’ottavo sacramento».

Il messaggio finale è stato chiaro: l’eredità di Padre Pio non è chiusa nel passato, ma si apre all’oggi, indicando come cammino cristiano l’amore che si dona, fino al sangue, per la vita e la pace di tutti.

Foto di L.G.

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