Facchinetti il 31 agosto a Manfredonia: “La gente ha voglia di aggregazione, di musica, di vita”

Roby Facchinetti il 31 agosto sarà a Manfredonia per cantare i successi dei Pooh e alcuni dei suoi brani da solista, accompagnato da una ricca band di giovani musicisti e coristi.
L’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno
La musica allora aiuta davvero a rimanere giovani?
«È energia allo stato puro, ci emoziona, rievoca momenti rappresentativi della vita, ci fa staccare dalla realtà, soprattutto quando è più pesante. L’abbiamo visto anche durante la pandemia, è la miglior medicina. Lo dico dal palco, ma non solo: bisogna imparare ad ascoltare la musica nel modo più corretto, a viverla, a lasciarsi avvolgere. Oggi diamo tutto per scontato: io le ho dedicato la mia intera vita, l’ho scoperta quando avevo 5 o 6 anni, mi lasciava dentro qualcosa di straordinario, ma noi dobbiamo fare il nostro. Ascoltarla».
Lei oggi cosa ascolta?
«Vivo molto in macchina quindi sento la radio, che dà la sensazione del momento. Alcune cose nuove mi piacciono di più, altre meno, il mondo è cambiato e non sono d’accordo su tutto, ho un concetto di musica un po’ diverso. Oggi i prodotti durano poco, sono intercambiabili e molto simili tra loro, manca quella originalità o particolarità che mi ha fatto innamorare della musica, ed è un peccato perché viviamo in un paese che ha dato vita all’opera, al bel canto, a forti radici culturali. In Spagna o in Francia sono più legati alle loro produzioni nazionali, qui in Italia sento meno questo attaccamento».
Sul palco insieme a un’orchestra di giovanissimi, che opportunità rappresenta per loro?
«Si parla tanto del fatto che non hanno spazio, noi abbiamo deciso di offrire loro un’esperienza costruttiva per il loro futuro. Sono tutti talenti scelti dalle scuole, diplomati, poteva essere un azzardo invece è stato un viaggio emozionante. Poi abbiamo girato il cuore delle province italiane, da sempre il punto di forza del nostro paese, che ci ha fatto rimanere in piedi. L’Italia non è solo Roma, Milano e le grandi città, è tutta da scoprire. Viva la provincia!».
Propone anche brani dei Pooh: che differenza c’è tra l’eseguirli da solo o in gruppo?
«È tutto molto più faticoso: in quattro ci si dividevano i compiti e le responsabilità, oggi l’unico punto di riferimento sei tu, nel bene e nel male. Il palco è tutto per te, c’è una sorta di gratificazione a 360 gradi, ma anche tanta attenzione da parte del pubblico che pretende il massimo. Lo sento molto. Gli esami non finiscono mai, cerco di dare il massimo, a volte non si è neanche contenti di ciò che si dà, si cerca sempre di migliorare. Il percorso singolo è faticoso, ma è anche molto affascinante».
Uno degli inni del primo lockdown è stata la sua «Rinascerò, Rinascerai», uscita nel 2020. Che effetto le fa cantarla oggi sul palco?
«È un inno alla vita, al di là della pandemia, è dedicato a tutti coloro che vogliono rinascere, uscire da un periodo meno positivo. La vita non finisce mai di regalarci cose straordinarie, è un grande augurio che va sempre bene».
Il bilancio di questa estate 2022?
«Bellissimo. Siamo tornati a un periodo che abbiamo desiderato tanto negli ultimi due anni, specie nel nostro settore. È un entusiasmo palpabile anche da parte del pubblico, lo spettacolo dal vivo sta facendo grandi numeri che avevo dimenticato. La gente ha voglia di aggregazione, di musica, di vita».