Storia

Zia Elisabetta, quando vide nei pressi del Campanile un’anima spirare nel vuoto

Manfredonia – PARE venisse dal mare scendendo col maestrale, scheggiando le ore scandite a spille, nel giorno delle Pace ,quando si bagnano le foglie, quando fioriscono le rose. Eravamo pressoché nel 1957, quello che successe a mia zia Elisabetta. Una sera sul tardi zia …  decise di accompagnare dalla sua abitazione ch’ era all’inizio di Via San Francesco , un’amica di famiglia,che allora usavano chiamarsi comare, questa abitava nelle vicinanze del forno di Zizio Ognissanti, che tuttora oggi è in via San Lorenzo.


Le due signore si avviarono sotto la luce notturna,dove in pochi minuti raggiunsero la facciata della  Cattedrale dentro un ampio spazio di cielo nero mosso a soffio. Dopodichè proseguirono sulla loro sinistra masticando parole a voce bassa,camminavano su quelle mattonelle lastricate a forme di quadri in serie con attaccature orizzontali, sentivano solo il rumore delle loro scarpe , contro le mura del grande Palazzo del Seminario… che aveva qualche finestrone acceso al piano di sopra ,illuminava la parte alta del cornicione che dava su in terrazza.

Mentre continuavano nel loro cammino assonnato di spossatezza, giunsero così a casa della comare,si salutarono in modo affettuoso, come di usanza tra parenti, la ringraziò e si congedò da lei con un ultimo saluto con la mano.


Ora in quel buio fitto la zia Elisabetta, che portava il nome della nonna,ripercorreva la strada di ritorno, aveva a malapena scarpinato venti passi,che d’improvviso sentì alle sue spalle un rumore di scarpe, più rumorose delle sue da incuriosirla e,voltandosi alla sua sinistra, sott’occhio vide una sagoma ,che si muoveva, un’immagine con poca forma ,che tallonava la sua persona con un battere scandito e insolito. La povera zia impaurita accelerava l’andatura e un po’ confusa, si dava a gambe lunghe. Quando ripassò alla Cattedrale e stava avvicinandosi all’altezza del Campanile dove c’è l’icona della nostra Madonna turca,in un rapido battito di sguardo ,successe qualcosa fuori dal tempo della vita che scorreva comunemente a faccende giornaliere ,dello spazio terreno qualcosa di incredibile: si vide passare dalle sue spalle quasi sfiorarla la faccia, con la velocità di una freccia rumorosa di un frum. Era un’anima appena spirata, che andò a trovare riposo nell’arco del Cortile San Rocco.

La zia Elisabetta, con freddezza e un po’ di spavento per l’accaduto, si fece il segno della croce e proseguì oltre la strada e raggiunse casa, pensando chissà perché quell’anima, era andata a prendere pace , sotto quelle mura bianche di quel cortile ,la risposta le venne quando –  nei suoi pensieri stanchi ma virtuosi , forse perché abitava un parroco.

Infatti lì viveva gli anni della sua vita, il sacerdote don Mario Carmone, che faceva tanto bene alle persone bisognose ! E quest’anima  sicuramente aveva previsto e cercava in quel cielo di calce bianca;  la sua consolazione.

Di Claudio Castriotta

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Claudio Castriotta

Poeta, scrittore e cantautore - già collaboratore con riviste di Raffaele Nigro e del docente universitario Daniele Giancane. Il miglior piazzamento ad un premio letterario è avvenuto a Firenze con un libro dedicato ai più emarginati di Manfredonia: secondo posto alle spalle del grande scrittore cattolico Vittorio Messori. Il suo primo maestro è stato Vincenzo Di Lascia, il vincitore al premio Repaci di Viareggio del 1983. Come musicista si è esibito con il cantautore Marco Giacomozzi, vincitore al Premio Tenco, nelle zone della Liguria, esattamente in prov. di Savona ad Albissola Marina . Poi in seguito dopo varie esibizioni in Toscana con altri autori, interrompe i tour per motivi di salute.

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