Un infermiere: lettera alla mia città di Manfredonia

Lettera aperta alla mia città Manfredonia
Cara mia bella città Manfredonia , ogni giorno un esercito fatta da tuoi figli si dirigono in modo invisibile , salendo su pullman o auto , diretti verso tutti gli ospedali della capitanata o sul territorio , entrando nelle case o addirittura verso altre regioni , mostrando la nostra stoffa.
Si , la nostra stoffa , cucita in casa , fatta da tanto cuore che ci dà forza e coraggio e ci esponiamo in prima linea nel combattere questo virus invisibile che non riusciamo a toccarlo.
Siamo in tanti , e dovresti essere orgogliosa dei tuoi figli che si sono anche ammalati, non tirandosi indietro quando una persona sta’ per annegare. Siamo Infermieri manfredoniani dispersi dappertutto anche oltreoceano. Il virus non lo vediamo ma stiamo vicini a chi lo porta , non lasciandolo solo e ci affidiamo ogni giorno alla nostra protettrice , la nostra Madre, SS. Maria di Siponto e a S. Camillo de Lellis, nostro protettore e protettore del nostro Ospedale.
I tuoi figli infermieri , non riesci a riconoscerli, perché sono in trincea, messi nelle tute, occhiali, e visiere e 3 paia di guanti per non essere visti dal virus nelle aree Covid.
Ma ci sono pure infermieri nelle zone no Covid che non hanno nessuna protezione , eccetto la mascherina e sperano che il paziente , negativo al tampone in quel momento , rimanga tale sino alla dimensione.
Manfredonia sii fiera dei tuoi figli e figlie, che in tutta questa confusione, stanno combattendo, nascondendosi , sperando al più presto di uscire da questa trincea.
Un infermiere Sipontino
Giovanni Grumo