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Salvini ritorna a farsi sentire. Il sospetto sul 2023: “Lavorano a un altro Governo tecnico”

Per Matteo Salvini, dopo le sconfitte ai ballottaggi delle amministrative di giugno, l’obiettivo è costruire una tattica di gioco credibile per le prossime politiche del 2023. Con un’intervista a Nazione, Resto del Carlino, Giorno, il leader della Lega ha lanciato alcuni messaggi di posizionamento. Se nei giorni scorsi i malumori erano concentrati nell’altro campo dello schieramento, ovvero quello largo del M5s e del Pd, questa volta la lega si prende la scena per ribadire alcune condizioni. Per la Lega il governo Draghi, a differenza di quello che ha detto ieri il segretario Enrico Letta, può proseguire il suo lavoro anche se il Movimento 5 Stelle deciderà di ritirare i suoi ministri. 

Salvini, però, esclude categoricamente che i suoi ministri della Lega possano uscire dal governo in parallelo con quelli del M5s. Lo scenario era stato dato per certo considerando i consensi in caduta libera per l’ex campione di voti Salvini. Non andrà così, dunque. Questo, però, a patto che ci siano condizioni nette e inequivocabili sul programma di governo: per Salvini non bisogna procedere con i percorsi parlamentari dei disegni di legge su ius scholae e cannabis, misure care al Pd di Enrico Letta, ma si prosegua con provvedimenti che il Carroccio tiene a cuore come la pace fiscale e quota 41 sulle pensioni. 

L’obiettivo sono, ovviamente, le elezioni politiche del prossimo anno. Se non riuscirà a sorpassare la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, Salvini non vuole sfigurare nella competizione tutta interna al centro-destra. Così proverà ad alzare i toni e non lasciare spazio mediatico solo a Conte. Alla Festa di Adro a Brescia, Salvini ha dichiarato.

Mancano solo 240 giorni al voto che vedrà il centrodestra e la Lega vincere. Proveranno a fermarci in tutti i modi: con una nuova legge elettorale, tentando di rinviare le elezioni, lavorando per un nuovo governo tecnico. Ma ce la faremo. E fra le prime cose che faremo ci sarà la riforma della giustizia”. 

Ritorna, dunque, il Salvini battagliero. Un po’ ammaccato, certo, ma pronto per dar battaglia. “Ci sono 15 milioni di italiani che tra pandemia e crisi non sono riusciti a onorare il debito con lo Stato. Devono ripartire. Entro la fine dell’anno dobbiamo superare la sciagurata legge Fornero con Quota 41, poi avanti tutta con l’equo compenso per i liberi professionisti, e con l’autonomia regionale. E, vista la crisi, ritengo che non abbiano senso misure illiberali come il limite di spesa in denaro contante e l’obbligo dell’uso del bancomat o della carta di credito”. 

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