Rotice: “Il Manfredonia Calcio è in vendita, decisione irreversibile”

Rotice: “Il Manfredonia Calcio è in vendita, decisione irreversibile”
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Quelle esternazioni di voler vendere la società Manfredonia Calcio all’indomani della gara casalinga contro il Francavilla In Sinni, ieri sono state ribadite dal patron della società Gianni Rotice.
Le stesse, dunque, sembrerebbero al momento risolute e senza possibilità di ripensamento, dettate, a dire del Patron da taluni episodi verificatisi in campionato e dallo stesso imputate alla tifoseria organizzata, che sarebbero costate multe alla società per 40000 circa euro oltre che dalle reiterate richieste, formalizzate tramite comunicati stampa della Gradinata Est e rivolte alla società di “Liberare il Miramare”.
La Gradinata Est, di contro, non solo contesterebbe di avere qualche responsabilità per il paterdo che avrebbe colpito l’assistente nella gara in oggetto ma imputerebbe alla società una gestione “familiaristica”, disorganizzata e senza figure dirigenziali professionali della società, come richiesto più volte.
Comunicati reciproci al vetriolo, nessun dialogo o possibilità di dirimere le palpabili tensioni, con la società messa in vendita.
“Nessuno compratore si è fatto vivo sino ad oggi e nessuno si illuda che la società possa essere svenduta” ha precisato Rotice. Ma se la società è in vendita, quindi ha un valore economico il titolo non può essere consegnato al Sindaco, come paventato, trattasi, infatti, di una trattativa privata tra chi vende e chi acquista. Poniamo per ipotesi che nei prossimi giorni, qualcuno formalizzi il proprio interesse, è parso di comprendere dalla dichiarazioni del Patron che chi acquisterà il Manfredonia Calcio, prenderà il titolo con annessa gestione economica connessa al titolo, al pari di quando si acquista qualsiasi società commerciale.
Per intenderci, se dovessero esserci pendenze economiche nei confronti di calciatori, fornitori o chicchessia, esse dovrebberoessere definite economicamente da chi acquisterà il titolo sportivo, salvo intese diverse.
Un’operazione non semplice, sopratutto condizionate all’esatto ammontare delle pendenze economiche, semmai vi fossero. Quindi, se nessuno dovesse farsi vivo, è parso di comprendere una prima cosa: la squadra non verrebbe iscritta al campionato, quindi, risulterebbe rinunciataria con conseguente radiazione del titolo. I calciatori e tutti colori che vantassero crediti sportivi, in caso di radiazione, perderebbero tutto.
Questo potrebbe segnare la morte della scuola calcio del Manfredonia, compreso quella del promettente settore giovanile, a meno che, mantenendo la matricola, non si cambi titolo da LND a SGS, in questo caso ci sarebbe una scuola calcio ed il solo settore giovanile ma senza prima squadra.
Sarebbe una catastrofe sportiva, una ulteriora pagina nera della gloriosa storia del Manfredonia Calcio, amato dai sipontini sparsi in tutto il mondo. È questo il triste epilogo cui potrebbe giungere il Manfredonia Calcio dopo 93 anni storia? Le contestazioni, anche molto veementi e spesso scomposte, nel calcio, a partire dai professionisti della serie A ai dilettanti, sono all’ordine del giorno.
Quella di questi giorni dei tifosi del Milan, quelli del Bari, del Foggia, docet. E d’altronde, nonostante tutte le contestazioni della stagione, se la tifoseria organizzata non avesse sostenuto la squadra, riempiendo la gradinata e seguendola in trasferta e spingendola emozionalmente verso la salvezza, oggi probabilmente, in vendita ci sarebbe stato un titolo di eccellenza e non di serie D, di valore economico ben diverso. Il calcio si fa principalmente con i soldi ma la tifoseria è altrettanto una componente essenziale, senza la quale gli stadi sarebbero spogli e poco emozionanti, al pari delle partite a porte chiuse.
Fino al termine ultimo per l’iscrizione del Donia in serie D, sono necessarie riflessioni pacate e profonde, possibilmente epurare dai risentimenti reciproci che purtroppo si sono formati in questi mesi.
Il Manfredonia Calcio appartiene alla città ma soprattutto mi sovviene una domanda: è pensabile avere un gioiello come lo stadio Miramare valorizzato con l’agibilità e con investimenti importanti, senza che nello stesso si possa godere, come minino, del calcio dilettantisto di serie D. Credo sia il minimo per questa città e per l’appassionata tifoseria.
Antonio Castriotta