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Quanto tempo ci vuole per guarire dalla parodontite?

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L’argomento centrale della nostra guida di oggi è una patologia particolarmente insidiosa che, se non curata, può condurre a complicazioni anche molto gravi. Stiamo parlando della parodontite, ossia una malattia cronica particolarmente frequente all’interno del territorio italiano e non solo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, del resto, l’ha definita endemica.

Ad oggi, si stima che, nel mondo, siano 743 milioni le persone affette da essa. Questo conduce ad un dato allarmante che interessa circa l’11% della popolazione globale. Fortunatamente, la parodontite può essere controllata nel tempo, però bisognerà essere costanti nel farlo per evitare compromissioni ulteriori. Questo significa sottoporsi a controllo per tutta la vita. Per quanto sia vero che una gestione corretta può portare a risultati ottimi e duraturi, molti individui si mettono comunque in cerca di soluzioni più celeri.

È chiaro che i problemi ai denti e alle gengive rappresentano motivo di disagio per chi ne soffre, anche alla luce delle complicazioni che possono derivarne. La parodontite, ad esempio, è una condizione seria che può impattare in maniera negativa sulla quotidianità. Fortunatamente, come conferma anche EDN, noto centro medico dentale, sempre più persone stanno scegliendo di curare la parodontite con il laser, soluzione pratica e dai costi accessibili che si sta affermando per la sua capacità di accorciare i tempi, scongiurando ulteriori rischi per la salute orale.

Cura della parodontite, ecco cosa serve sapere sulle sue fasi principali

Curare la parodontite attraverso la terapia prevede l’affronto di due fasi, una attiva e una di supporto. La prima, arresta la malattia e verifica il controllo dei fattori di rischio, mentre la seconda si occupa di tenere stabile la salute parodontale nel tempo, a seguito del ripristino avvenuto nelle procedure precedenti. La terapia attiva e non chirurgica prevede la rimozione della placca e del tartaro e la riduzione delle infiammazioni delle gengive.

Sempre in questo frangente, poi, si procede con il controllo delle aree più soggette a ricolonizzazione batterica e si analizzano i fattori di rischio del paziente. Il medico si occuperà anche di curare altre infezioni del cavo orale e di correggere fattori irritanti locali. Successivamente, si procede con il sondaggio parodontale e l’esame radiografico, allo scopo di controllare i risultati conseguiti dalla terapia. A seguito di questo processo è possibile ridurre o eliminare completamente le tasche patologiche residue dopo la terapia non chirurgica, ponendo la cavità orale nelle condizioni adeguate alla guarigione.

Risolvere la parodontite con la terapia

Attraverso la cura, i pazienti possono guarire dalla parodontite. Ciò nonostante, una volta giunti allo stato patologico, per evitare recidive occorre sottoporsi alla terapia di supporto. Essa ha lo scopo principale di prevenire la recidiva e la progressione della malattia. Ovviamente, sarà l’odontoiatra a fornire tutte le direttive e le cadenze relative ai vari appuntamenti, ma in linea generale possiamo affermare che, questi ultimi, richiedano una frequenza variabile tra i 2 e i 6 mesi, a seconda delle necessità cliniche di ogni paziente.

Come già precedentemente accennato, poi, è fondamentale che il paziente sia costante con le sessioni di terapia e controllo. È chiaro, inoltre, che non sia possibile prendersi cura della parodontite con un singolo intervento di breve durata, essendo, la sua guarigione, parte di un più ampio processo.

L’informazione sulla situazione parodontale individuale, comunque, è fornita grazie ad un rapporto collaborativo tra medico e paziente, da stabilire celermente per perpetrarlo sul lungo periodo. È opportuno, inoltre, che il paziente cooperi nel processo di guarigione, evitando cattive abitudini che potrebbero permettere alla patologia di espandersi e sviluppare stadi più pericolosi e difficili se non impossibili da curare, se non in maniera invasiva.

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Redazione

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