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Parla la vedova Luciani: “Abbiamo un pezzo di verità davanti. Io la voglio tutta su quel 9 agosto 2017”

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Dopo la riconferma della corte d’Assise d’appello di Bari dell’ergastolo al basista Giovanni Caterino per la Strage di San Marco in Lamis, questa mattina su Repubblica parla Arcangela Petrucci, docente precaria, insegnante di filosofia nelle scuole superiori e moglie di Luigi Luciani, l’agricoltore morto in quel tragico agguato assieme a suo fratello, Aurelio. 

Nel dialogo con Petrucci, intervistata dal giornalista di Repubblica Bari Giuliano Foschini, si parla di soddisfazione per la condanna. “Sono più serena. Avevo paura che non si arrivasse mai a un colpevole. Qui l’ottanta per cento degli omicidi resta irrisolto. La mafia ammazza una volta al mese, come se nulla fosse. Avevo paura che mio marito e mio cognato finissero in quel girone lì. E invece grazie allo straordinario lavoro della Dda di Bari, delle forze di polizia e della procura generale, insomma dello Stato, oggi possiamo dire che un pezzo di verità ce l’abbiamo davanti. Un pezzo”. 

Da quel tragico 9 agosto del 2017 le due vedove Luciani si sono battute per la verità e per la giustizia sulla morte di Aurelio e Luigi. Non solo nelle aule giudiziarie, ma anche nelle comunità del Gargano e della puglia per parlare, per raccontare questa tragedia. “Mio marito non era un eroe. Ma era una persona meravigliosa. Non avrei mai voluto diventasse un simbolo, avrei preferito restasse un semplice marito e padre. E invece lo è un simbolo. E io ho il dovere di portare avanti la sua testimonianza. Ho avuto paura di essere schiacciata dal mio stesso dolore e invece ho capito che era necessario andare oltre. Come? Con le parole, raccontando la nostra storia, quella di una famiglia per bene a cui la mafia senza bussare ma sfondando la porta a calci ha tolto tutto”.

Quella scritta dalla giustizia italiana per Arcangela Petrucci è solo una parte della verità. Una parte. “È stato condannato il basista, seppur aspettiamo con rispetto un’altra pronuncia della Cassazione se ci sarà un ricorso. Ma vogliamo i mandanti e gli esecutori. Io voglio tutta la verità su quel 9 agosto 2017. Penso e spero che un contributo lo possa dare proprio Caterino: so che ha una figlia più piccola del mio. Se decidesse di collaborare, di raccontare quello che sa, potrebbe fare ancora il padre. Almeno lui”. 

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