Attualità Manfredonia

Manfredonia avvolta nel fumo: “Cosa stiamo respirando? Perché nessuno dice niente?”

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Manfredonia avvolta nel fumo: “Cosa stiamo respirando? Perché nessuno dice niente?”

È un fumo bianco, spesso, che non si dissolve, che ristagna, che ti entra dentro. Ha un odore strano, difficile da decifrare. Un odore che sembra mescolare plastica, sterpaglia, sangue secco. Ma più ancora: è un odore di resa. Di abbandono. Di morte silenziosa. È l’odore della frustrazione collettiva, della delusione di chi ha sperato invano, della rabbia che non ha più voce per gridare.

Il fuoco non si è fermato. Continua a divampare, affamato, cieco, testardo. Brucia ogni metro, ogni centimetro di quel paradiso che era il Lago Salso. Si porta via le radici, le tane, le acque lente. Si porta via le ali degli uccelli, il profilo elegante degli aironi, il battito nascosto delle specie più fragili. Le stesse specie che uomini e donne avevano difeso con cura per decenni, per generazioni.

E ora tutto in fumo. In un lampo.

Non ci sono bastati gli appelli, le denunce, i piani, i tavoli tecnici. Non è bastata la consapevolezza che quella terra era una delle ultime oasi vere, una delle più preziose zone umide d’Europa. Non è bastato l’amore. Perché l’amore, da solo, non basta.

Vedo davanti a me uomini stravolti. I volti anneriti dal fumo, le mani bruciate, le tute incrostate di fuliggine. Vigili del fuoco che da ore, da notti, salgono e scendono, senza sosta. Con le autobotti, con le pompe, con le mani. Hanno dato tutto. Ma tutto non è bastato.

Il fuoco ha mangiato la bellezza.

Ha ingoiato il lavoro silenzioso degli ambientalisti, le ricerche degli scienziati, le passeggiate dei bambini, le fotografie dei turisti. Ha divorato la memoria e la speranza. E ora, mentre scrivo, resta solo questa nube che stringe i polmoni, che infiamma gli occhi, che lascia a terra gli animali, i pesci, i nidi.

Ma il dolore non è solo per ciò che è andato perso. Il dolore più grande è quello per ciò che non è stato fatto. Per la prevenzione mai realizzata. Per la manutenzione rinviata. Per la protezione promessa e mai mantenuta.

Il Lago Salso brucia anche per questo.

E oggi, oggi più che mai, serve verità. Serve sapere cosa stiamo respirando. Cosa sta entrando nei corpi dei nostri figli, dei nostri anziani. Dove sono le autorità sanitarie? Dove le centraline, le analisi, le comunicazioni ufficiali? Perché nessuno dice niente? Stiamo respirando solo polvere e veleni?

Ci sono giorni in cui una città si guarda allo specchio e si chiede chi è diventata.

Questo è uno di quei giorni.

E allora questo pezzo, questo grido, è solo per amore. Per amore di un luogo che ci ha dato tutto e che ora ci chiede almeno una cosa: non dimenticatemi. Non lasciate che sia stato tutto inutile.

Perché dietro quel fumo, ancora si sente — fioca, ma viva — la voce di una terra che non vuole morire.

Angelo Riccardi
Iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Puglia dal 14 novembre 2011 nell’elenco dei Pubblicisti n. 145000

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