Manfredonia, addio al comandante Paolo Basta detto “U Pagliettere”

Manfredonia, addio al comandante Paolo Basta detto “U Pagliettere”
Ci ha lasciati all’improvviso Paolo Basta, al secolo “U pagliettere”, tra i più famosi comandanti di peschereccio della marineria sipontina, imbarcato, negli ultimi sessant’anni, suI pescherecci più importanti della imponente flotta di Manfredonia.
La sua dipartita è avvenuta, appunto ed inaspettamente all’improvviso, così come lui stesso viveva il mare sua immenso amore, quando, in men che non si dica, un mare di bonaccia morta si trasforma in tempesta sotto i venti sferzanti di scirocco o maestrale.
Le tempeste di mare, erano per Paolo una sfida assolutamente da vincere, tanto era il suo coraggio indissolubilmente accompagnato da una forza fisica impotente, una conoscenza eccellente dei venti, del moto ondoso, di come cavalcare l’onda per non ritrovarsi ribaltati in mare.
Quando le condizioni meteo marine non promettevano nulla di buono e ne sconsigliavano la navigazione e la pesca, sulla banchina, quelli che restavano ormeggiati dicevano: “P’ stu timpe, pe’ mere’, ste sicure Pavolocce U Pagliettere”.
E non si sbagliavano ci voleva tanto coraggio per lavorare con un moto ondoso forza 7/8, quando, l’acqua di mare saliva letteralmente sulla imbarcazione, riempendole di acqua, per poi defluire delle dalle bocchette laterali.
Immaginate tutto questo di notte con il mare gonfio e con il buio completo, quando chi lavorava sulla poppa, per selezionare il pesce pescato, legava la propria vita con una cima, per evitare di annegare semmai fosse stato sbalzato nelle nere e gelide acque dell’Adriatico.
Quella paglietta color paglierino, indissolubilmente indossata sul capo per proteggerlo dal sole aveva dato origine al suo soprannome caratterizzandolo. Ha iniziato giovanissimo ad andar per mare. Dopo il servizio militare in Marina, nel 1953, si imbarca come mozzo, poi marinaio, motorista navale ed infine, per una vita comandante di peschereccio, libero di decidere rotte e punti pesca.
Conosceva palmo, palmo, mezzo mare Adriatico, soprattutto il nostro mare Garganico, Tremitese e quello della Pelagosa, dal quale riusciva a prelevare, piu di ogni altro, grandi quantità di pescato delle più svariate e pregiate qualità. Memorabili le sue abbondanti e variegate pescate, come comandante del peschereccio “Cosimo e Damiano”.
Quando il pescato raggiungeva per la vendita il mercato ittico di Manfredonia, sulle pedane, venivano esposte come “opere d’arte”, decine e decine di casse di plastica, contenenti, scampi o nel gergo marinaresco “scamponi” che per dimensioni erano aragoste a tutti gli effetti.
Non solo scampi ma altre tipologie di pesce quali: san pietro, dentici, rane pescatrici, merluzzi grandi (pappandune), normali e merluzzetti, calamari e calamaretti, scorfani, seppie, moscardini, polipetti, insomma, centinaia di casse, in sole due o tre pescate o “burdete”.
Gli armatori degli anni 80′ se lo contendevano per averlo al comando del proprio peschereccio ma quando è arrivata la chiamata dei suoi due cugini armatori, i fratelli Vincenzo e Paolo Castriotta, non ci ha pensato due volte ad accettare ed a governare per quasi un ventennio, il timone del Cosimo e Damiano.

Avrebbe potuto scrivere un lungo libro della sua intesa vita marinaresca, trasferendo ai posteri le emozioni, le gioie e perché no le paure che il mare gli aveva trasmesso nella sua lunga vita a lupo di mare ed ero pronto a raccogliere giusto qualche contributo della sua vita marinaresca.
L’accordo era stato raggiunto, un mese fa, dopo avermi salutato, sorridendo, con tre baci sulla guancia ed una stritolante stretta di mano. Avrei dovuto intervistarlo nella cabina ed a timone di un peschereccio in occasione del suo novantesimo compleanno, che cadeva il giorno 29 giugno, il giorno prima della sua dipartita, evidentemente ignaro, di quello che il buon Dio gli avrebbe questa volta ordinato, quello di indirizzare la prua della sua intensa esistenza verso una nuovo mare, nel quale non vi sono tempeste, quindi, onde o venti impetuosi ma solo pace e serenità, quelle del paradiso nel quale sarà sicuramente approdato godendosi la luce di Dio.
Antonio Castriotta