Liliana Segre apre i lavori al Senato. “Il valore simbolico di questa presidenza mi emoziona”
In assenza del presidente emerito Giorgio Napolitano, la prima seduta del nuovo senato è stata presieduta da Liliana Segre, Senatrice a vita, testimone del dramma della Shoah. Sopravvissuta ad Aushwitz, Segre dal 2018 è stata nominata dal presidente Sergio Mattarella. Questa mattina è stata proprio lei a indossare i panni di presidente provvisoria del Senato della Repubblica Italia. In questo momento, dopo il suo discorso inaugurale, si stanno svolgendo la prima chiama di votazione per il nuovo presidente.
Secondo gli accordi, confermati negli ultimi minuti da molti parlamentari della maggioranza, la quadra – nonostante alcuni limiti di Forza Italia e di Berlusconi – è stata trovata attorno al nome di Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia.
A novantadue anni, con una storia importante, unica e drammatica, Liliana Segre ha aperto i lavori – con una standing ovation – della prima seduta del Senato. Un messaggio simbolico (e storico) importante per il nostro Paese. La Segre ha dichiarato in apertura della XIX legislatura: “Rivolgo un pensiero al Presidente della Repubblica Mattarella e, con rispetto, a Papa Francesco”.
Poi un passaggio sul periodo di guerra. “Incombe su tutti noi l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore in una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali di Mattarella: la pace è urgente e necessaria, la via per ricostruirla passa dalla verità, dal diritto nazionale e dalla libertà del popolo ucraino”.
Emozionante, poi, un ricordo della sua storia e un cenno al destino di questo giorno. “Oggi sono particolarmente emozionata per il ruolo che oggi la sorte mi riserva. In questo mese di orrore, in cui cade il centenario della marcia su Roma, tocca proprio a me assumere la presidenza di questo tempio della democrazia che è il senato della Repubblica. Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché ai miei tempi la scuola iniziava ad ottobre. Ed è impossibile non provare una specie di vertigine ricordando che quella stessa bambina che un giorno come questo del 1938 sconsolata e smarrita fu costretta dalle leggi razziste a lasciare la scuola, mentre oggi quella stessa donna si trova per un caso del destino a precidere il banco più prestigioso del Senato”.
Poi l’appello alla politica. “Bisogna lasciare fuori la politica urlata che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto. Intrepretando una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla diversità delle opinioni, rispetti l’avversario. Ci si esprima con gentilezza, persino con mitezza”.