La destra si unisce, la sinistra meno. Bersani vorrebbe riaprire al M5s. Orlando: “Calenda, datti una calmata”

Se il centrodestra ha trovato una sua quadra, almeno sulla premiership e sull’assegnazione dei collegi elettorali, ancora in alto mare il fronte del centrosinistra. Enrico Letta in queste ore dovrebbe incontrare più formazioni e realtà politiche per fronteggiare l’ondata della destra e, in particolare, di Giorgia Meloni, l’avversaria principale del PD di Letta. Dopo l’interlocuzione con Luigi Di Maio e Beppe Sala, che dorrebbero realizzare una lista capitanata forse dall’archistar Stefano Boeri, Letta dovrà fare i conti con il grande tema del centro. Con i diktat di Carlo Calenda e con la paura di un ritorno negativo se nella coalizione farà ritorno Matteo Renzi, ex segretario del Pd e da molti considerato come un elemento negativo in termini elettorali. Se Renzi ha assicurato che potrebbe benissimo correre da solo con il suo partito Italia Viva, non avendo minimamente paura di non superare il 5% dei consensi, le acque del centrosinistra sono ancora in ebollizione sul tema dell’accordo mancato con i 5 stelle.
Letta ha chiuso ogni porta ad un’alleanza che, dopo la caduta del governo di Mario Draghi, sembrava impossibile da realizzare. In queste ore, però, sono molti i protagonisti di questo campo che stanno cercando di far smussare questa visione al segretario dem. Il primo è sicuramente Pierluigi Bersani di Articolo 1. Bersani, che dovrebbe non ricandidarsi, è stato uno dei primi – già nel 2013 – a cercare un’alleanza strutturale con i grillini. Oggi, in attesa del voto del 25 settembre, avvisa Letta. “Letta dice che il giudizio degli elettori del Pd sul M5s è lapidario? Io consiglierei di preoccuparci del giudizio dei nostri elettorati il giorno dopo le elezioni. Non aver fatto nemmeno un tentativo potrà essere rimproverato. E non solo al Pd, ma anche ai 5 stelle”, ha dichiarato Bersani all’Aria che tira su La7.
Bersani osserva: “Noi e i 5 stelle abbiamo distinzioni programmatiche evidenti, come sul tema fiscale, ma anche delle sovrapposizioni di proposte. Sono gli altri che non vogliono il salario minimo, sono gli altri che vogliono fare un referendum contro il reddito di cittadinanza, sono gli altri che si oppongono a qualsiasi avanzamento sui diritti civili. Quindi, siccome c’è anche il giorno dopo, cerchiamo almeno di non fare delle fatwe”. Bersani, poi, ricorda che i due partiti già governano insieme in molti territori. “Stiamo governando insieme a Napoli e a Bologna. Nella stessa Lombardia da alcuni mesi ci sono tavoli di lavoro dove ci sono Leu, Pd e M5s, creati per vedere se si può avere un’alternativa alla destra. Ricordo però che, se facciamo come avevo pensato io – ovvero un campo largo esteso al M5s – c’è una speranza di andare a recuperare un po’ di popolo che si astiene”.
Anche un ministro di peso del Pd come Andrea Orlando ieri alla Festa de l’Unità alle Terme di Caracalla ha dichiarato. “L’alleanza con i 5stelle aveva un valore, tra cui quella dei numeri, ma penso sia difficilmente recuperabile”. Il ministro del lavoro, sempre molto attento all’alleanza con i grillini, si è poi scagliato contro Carlo Calenda, leader di Azione. “Abbiamo una situazione eccezionale, dobbiamo dare un messaggio netto. Ieri Calenda si è candidato a fare il presidente del consiglio, oggi ha censurato gli interventi che non gli piacevano alla direzione del Pd. Domani probabilmente ci dirà che per fare l’alleanza dovremmo indossare le magliette di Azione. A Calenda lancio un appello: datti una calmata”.