Fede e religione

Il messaggio di Papa Leone XIV per la 59ª Giornata Mondiale della Pace

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PER UN DISARMO INTEGRALE.

Il messaggio di Papa Leone XIV per la 59ª Giornata Mondiale della Pace

Di Michele Illiceto

Il messaggio di Papa Leone XIV per la 59ª Giornata Mondiale della Pace, che si celebrerà il prossimo 1° gennaio 2026, ha come tema “La pace sia con tutti voi. Verso una pace disarmata e disarmante“. Come si può notare, il titolo riprende il primo saluto di Cristo risorto, sottolineando che la vera pace proviene da Dio.

In un clima diventato fortemente bellicistico, dove le derive “guerrafondaie” fanno apparire la pace come qualcosa di impossibile e impraticabile, il pontefice ha il coraggio di dire che “la pace non è un’utopia”, non va inventata, essa già c’è. Infatti, “la pace esiste, vuole abitarci” anche in “un tempo di destabilizzazione e di conflitti”. Rassegnarsi alla guerra come a qualcosa di ineluttabile è deleterio e pericoloso. Il desiderio di pace è scritto nel cuore di ogni uomo, bisogna solo coltivarlo. Per questo “Mentre al male si grida “basta”, alla pace si sussurra “per sempre”.

Il Pontefice si pone di traverso alle politiche oggi in atto e denuncia la corsa al riarmo, invitando invece al dialogo, e descrivendo la pace come “umile e perseverante”. 

Il papa è stato molto chiaro e diretto quando ha affermato che non vi è vera pace senza disarmo. Anzi, ha creato un binomio indissolubile e imprescindibile che vede tra loro correlati il “disarmo integrale” e la “pace disarmata”. 

Ma il disarmo, per essere vero, deve essere “integrale”. E cita Papa Giovanni XXIII, il quale, all’indomani della crisi dei missili a Cuba, nell’aprile del 1963, poco prima di morire, pubblicò la Pacem in terris, dove affermava che “Occorre riconoscere che l’arresto agli armamenti a scopi bellici è impossibile o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica: il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia. Noi riteniamo che si tratti di un obiettivo che può essere conseguito. Giacché esso è reclamato dalla retta ragione, è desideratissimo, ed è della più alta utilità”.

Perciò la guerra non ha scuse, è priva di qualsiasi giustificazione, definendo semplicemente “scandaloso che si faccia la guerra per raggiungere la pace”. E bolla come “blasfemia benedire il nazionalismo e giustificare religiosamente la violenza e la lotta armata”.

In questo contesto, compito di “chi ha responsabilità pubbliche nelle sedi più alte” non è lanciare “appelli a incrementare le spese militari” o a “giustificarle con la pericolosità altrui” una nuova corsa al riarmo. Né trovano legittimazione tutte quelle “campagne di comunicazione e programmi educativi che trasmettono una nozione meramente armata di difesa e sicurezza” o che “diffondono la percezione di minacce”. 

A parere del pontefice si è andato “molto al di là del principio di legittima difesa”, diffondendo più una “una logica contrappositiva” piuttosto che una distensiva. Ma la guerra, ormai diventata “ibrida”, è fatta anche di narrazioni manipolate ad hocche ci porta, da un lato, a trasformare “in armi persino i pensieri e le parole”, e dall’altro a ritenere che sia “una colpa non prepararsi abbastanza alla guerra”. 

Per contrastare la cultura della guerra, al contrario, Papa Leonepropone di coltivare una “cultura della memoria che custodisca le consapevolezze maturate nel ’900 e non ne dimentichi i milioni di vittime”. 

Alla luce di tutto ciò, l’unica strada percorribile per evitare l’escalation, è “la via disarmante della diplomazia, della mediazione, del diritto internazionale”. 

E chi ci dice che dietro tutto questo gioco di potere, messo in atto sulla pelle dei popoli, non ci siano le “enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che sospingono gli Stati in questa direzione”? Contro tutto questo, il pontefice ha chiesto una radicale inversione di tendenza, invocando “il risveglio delle coscienze e il pensiero critico”. 

La guerra è contro ogni forma di ragionevolezza, in quanto “la forza dissuasiva della potenza, e, in particolare, la deterrenza nucleare incarnano l’irrazionalità di un rapporto tra popoli basato non sul diritto, sulla giustizia e sulla fiducia, ma sulla paura e sul dominio della forza”. La pace, invece, afferma Papa Leone, è ragionevole, per questo “unisce credenti e non credenti, accogliamola e custodiamola”.

Quello che, allora, dobbiamo vincere non è solo paura che la guerra si allarghi, ma ancor più quel senso di impotenza che ci paralizza e fa sì che ciascuno si rinchiuda nel guscio del proprio io. Invece c’è un desiderio di fraternità che sale dal basso, fa sapere il Papa. Non sono “poche, oggi, le persone col cuore pronto alla pace” anche se “un grande senso di impotenza le pervade di fronte al corso degli avvenimenti, sempre più incerto”. 

Bisogna crederci e impegnarsi. Da qui il compito di ogni comunità affinchè “diventi una casa della pace, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono.  Oggi più che mai, infatti, occorre mostrare che la pace non è un’utopia, mediante una creatività pastorale attenta e generativa”.

Come non fare nostro questo invito in prossimità del Natale, dove alla grotta d Betlemme gli Angeli hanno gridato “Gloria a Dio nell’altro dei cieli e pace in terra agli uomini che Dio ama”!!!

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