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Con Manfredonia: “Il museo dell’acqua a Manfredonia, progetto da recuperare”

Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua (World Water Day), ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare sull’importanza dell’acqua.

L’occasione è utile per ricordare il ruolo importantissimo che l’acqua ha sempre giocato a Manfredonia, fin dall’antichità, che potrebbe essere valorizzato e portato in luce grazie ad un progetto assolutamente da recuperare che è quello della realizzazione di un Museo dell’Acqua lì dove c’era la sede storica dell’Acquedotto Pugliese, in via Scaloria.

Quasi come per uno scherzo del destino, quando nel 1932 iniziarono i lavori per collegare le sor­genti campane del Sele con Manfredonia, venne scoperto il complesso di grotte Scaloria-Occhiopinto con il rinvenimento di preziosi vasi e manufatti in ceramica risalenti al Neolitico adagiati sotto le stalattiti. L’ingresso delle grotte si trovava a poche centinaia di metri dalla Stazione di Pompaggio che divenne la sede dell’Acquedotto. Un vero e proprio cortocircuito storico, dal momento che un progetto ‘moderno’ dedicato all’acqua ha riportato in luce un sito archeologico di rilevanza internazionale dov’è attestato il “culto delle acque” praticato intorno alla metà del VI millennio a.C.

Oggi l’edificio è dismesso e in stato di forte degrado, ma all’interno dell’elegante palazzina in stile liberty si conservano ancora i macchinari di un impianto di pompaggio che all’epoca fece di Manfredonia una stazione leader in Europa per la capacità di portare l’acqua dal livello del mare al comune di Monte Sant’Angelo (796 m. s.l.m.).

Nel 2016 lo IIAS, Istituto Italiano per l’Archeologia Sperimentale, presentò all’amministrazione comunale di Manfredonia un progetto denominato ‘Sul filo dell’acqua’ per recuperare la palazzina ed adibirla a museo. Il progetto preliminare fu approvato dall’allora sindaco Angelo Riccardi ed ampliato con proposte avanzate dal sindaco stesso e dalla sua amministrazione. L’idea era che questo museo potesse divenire la sede ideale per raccontare la storia dell’affascinante grotta Scaloria-Occhiopinto, uno dei più importanti santuari mediterranei di 7000 anni fa, ma anche per illustrare il rapporto nell’arco dei millenni del territorio con l’acqua.

Non solo, il progetto prevedeva anche di ripristinare il lavatoio di Largo dei Baroni Cessa rendendolo un palco attrezzato per piccoli concerti in piazza e rappresentazioni di teatro di strada. Infine, includeva il ripristino delle antiche fontane pubbliche in città ormai spente da anni.

Accordi con l’Acquedotto, con la Regione e con l’Ente Parco del Gargano sono stati portati avanti fino al 2019, arrivando alla stipula di un protocollo di intesa che tuttavia non si è mai perfezionato a seguito delle dimissioni dell’ex sindaco e del successivo commissariamento.

Per il momento il museo dell’acqua è ancora un sogno nel cassetto, ma potrebbe divenire un’importante opportunità per riscoprire la storia di Manfredonia e valorizzarne la cultura.

Noi ci siamo.

Maria Teresa Valente

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Redazione

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