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Auto blu, cieli blu, amori blu, bandiere blu!

“Auto blu, sangue blu, cieli blu, amore blu”, cantava Rino Gaetano. E noi ci aggiungiamo anche “bandiere blu”, vista la presunta rilevanza di un tale conferimento, sia esso per le spiagge che per gli approdi. L’occasione, per comprendere meglio di cosa parliamo,  è data dalla pubblicazione delle 342 spiagge e dei 67 approdi turistici che hanno ottenuto, per l’anno 2017, la certificazione assegnata dalla ong danese Foundation for Environment Education (FEE).

Balza subito agli occhi il fatto che, anno dopo anno, aumenta il numero di chi riceve la bandiera blu ed è bene far presente che la FEE premia la sostenibilità e l’impegno nell’educazione ambientale, più che la bellezza delle spiagge o del mare. Un esempio, non il solo, lo troviamo se guardiamo il lido di Policoro, in Basilicata. C’è una bella bandiera blu che svetta legittimamente, vista l’attribuzione ricevuta ancora una volta ma, a pochi chilometri da lì, vi è un impianto nucleare che scarica in mare gli effluenti liquidi radioattivi trattati e, poco più a nord, le acque alla foce del canale Bufaloria sono state analizzate e giudicate ‘fortemente inquinate’.

Sono folli alla FEE? No, affatto. Ma serve informarsi, per comprendere di che riconoscimento parliamo. Si deve tenere in conto, innanzitutto, che i Comuni devono candidarsi. E non tutti lo fanno. Poi, tra i requisiti richiesti per ottenere il prestigioso vessillo, l’acqua cristallina non è un imperativo categorico. Si ottengono punti se, ogni anno, vengono svolte almeno 5 attività di educazione ambientale, oppure se viene osservata la disposizione secondo la quale l’accesso alla spiaggia di cani e di altri animali domestici deve essere strettamente controllato, o anche con le alghe e gli altri tipi di vegetazione che dovrebbero essere lasciati decomporre sulla spiaggia. E così, da anni, troviamo in testa alla classifica regioni come Liguria e Marche, dove i servizi sono più efficienti ma la qualità ambientale è più degradata.

Quello che afferma Sebastiano Venneri, di Legambiente, è esaustivo e rende pienamente l’idea di come stanno le cose: “E’ come se entrassimo in un ristorante e valutassimo solo la qualità del servizio, le tovaglie e le posate, ma senza valutare la qualità del cibo”. E, nel caso delle bandiere blu, il cibo equivale al mare. Per le spiagge, quindi, funziona come con i ristoranti e si potrebbe dire ‘guida che vai, giudizio che trovi’.

Manfredonia non ha ricevuto alcuna bandiera blu per le sue spiagge ed il fatto che nella nostra provincia, al contrario del resto della Puglia, non vi sia alcuna località che può fregiarsene lascia l’amaro in bocca e dovrebbe far riflettere tutti gli attori che potrebbero concorrere a guadagnarla. La bandiera blu è un riconoscimento che promuove il territorio: un’ulteriore strada, quindi, per mettere in mostra la bellezza delle nostre spiagge e del nostro mare. Ci accontentiamo, quindi e per ora, del porto turistico Marina del Gargano, che è tra le 67 località italiane ad aver ricevuto la bandiera blu degli approdi turistici. Come ci accontentiamo, per modo di dire, di aver ritrovato un mare limpido e trasparente, come non era più da tempo. Lo dice l’Agenzia Regionale per la Prevenzione e la Protezione Ambientale (ARPA), con i suoi costanti campionamenti delle acque. Lo dicono le numerose fotografie che hanno impazzato sul web, nella scorsa stagione balneare, mostrando che il nostro mare non ha nulla da invidiare a quello di località ben più rinomate. Si tengano le bandiere, allora, mentre ci godiamo il nostro mare cristallino.

Matteo Fidanza
Ufficio Stampa – Città di Manfredonia

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Redazione

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